INTERVISTA A EVO-K – FENOMENO ELECTRO HOUSE INTERNAZIONALE

Si intrecciano due filoni fin troppo triti e ritriti di questo nostro periodo storico nelle vicende di uno dei personaggi emergenti della musica internazionale, la Dj e Produttrice tutta made in Italy EVO-K. Ma nel suo BelPaese Kam – questo il suo nome proprio – ha incontrato scetticismo, difficoltà e porte chiuse. Perché giovane e anche perché donna. Sono proprio questi due ostacoli che fan sì che molti di voi prima di questa intervista non abbiamo mai sentito parlare di lei. Ha fatto ballare dalla esat coast degli States, all’Africa e fino in Asia; I suoi ritmi Electro House e Dubstep l’hanno portata in tour anche in Israele, Francia, Germania e Russia tanto da ottenere contratti discografici in tutto il mondo e importanti partnership. Ma in Italia è ancora un fantasma… non per molto! Questa è la sua storia, impreziosita da un paio di inediti che ci ha concesso in esclusiva e che potete ascoltare più in basso.

EVO-K, da dove deriva il nome e cosa EVOKerebbe?

«EVO-K è il mio alias. Sono KAM, in arte Djane EVO-K. Oltre a essere il mio progetto musicale attuale, EVO-Kè il mio mondo. EVO sta per evoluzione e K è l’iniziale del mio nome. Non voglio vedere il significato della parola EVO-K proprio come “l’evoluzione di Kam” che magari potrebbe essere intesa a livello personale, o solo del mio “personaggio”. Preferisco invece intendere EVO-K come una sorta di EVOLUZIONE MUSICALE ed ARTISTICA di me stessa, dai tempi in cui ero una pura musicista rock (prima chitarrista e poi cantante) fino a diventare step-by-step, dj e produttrice, attraversando svariati generi musicali, tendenze ed esperienze. Con un significato più ampio: EVO-K è musica da esportazione; EVO-K è sinonimo di outsider; EVO-K è un ambizioso progetto musicale che coinvolge Dj e produttori di varie nazionalità; EVO-K è un modo di pensare e suonare orgogliosamente fuori dagli schemi della musica italiana».

 Cosa facevi prima di buttarti nel mondo della musica?

«La mia passione per la MUSICA potrei rispondere che è innata… perché da quello che mi raccontano anche in famiglia, l’Amore per la Musica mi accompagna fin da quando ero veramente piccolissima. Mi hanno regalato la prima consolle quando avevo più o meno 3 anni e già all’epoca andavo matta nel cantare, mettere i dischi (i vecchi vinili 45 GIRI!!!) e suonare la mia prima batteria che ricordo ancora perfettamente. Mio papà negli anni ’70 era un noto Dj sia della mia regione (Trentino Alto Adige) che della movida romagnola, quindi sicuramente nel DNA avrò qualcosa…  Nei primi anni di liceo ho iniziato le esibizioni in pubblico ai compleanni, feste studentesche, etc. in cui però suonavo solamente, senza cantare. E poi da lì a seguire, la cosa è diventata sempre più seria: trascorrevo tutte le mie giornate sul mio strumento, studiando canto e chitarra, esercitandomi sia da sola che insieme ai compagni/colleghi di quel periodo, raccogliendo centinaia di dischi in vinile da mixare e quant’altro (ho casse di vinili tutt’ora sparse ovunque per la casa!). Mi sto dedicando alla Musica da quando sono adolescente e ho iniziato a dedicarmici in modo “totale” e a scopo professionale al termine del liceo».

Cosa ti ha convinto a lasciare la tua vita per un salto nel vuoto come può rivelarsi il mondo musicale?

«È una cosa che non riesco a spiegare, l’ho semplicemente vissuta… non ho alle spalle una famiglia che mi abbia supportata o aiutata più di tanto in questo mio percorso musicale, anzi… Posso dire che sono infinite le volte in cui ho affrontato i tipici screzi e litigi con genitori e parenti che tentano di “farti mettere la testa a posto”, provando a convincerti a prendere una direzione più concreta, più stabile, soprattutto quando vedono che gli anni passano e tu non hai nessuna intenzione di cambiare strada. Ho iniziato esibirmi dal vivo molto presto (ho rischiato di perdere l’ultimo anno di liceo perché avevo troppe serate e troppo poco tempo libero per studiare!) e di conseguenza ad avere le mie prime entrate economiche proprio grazie alla musica, non ho quindi vissuto un vero e proprio “salto nel vuoto”. È stato un percorso molto spontaneo, ma non senza grosse difficoltà incontrate giorno per giorno. Ogni tanto capitano i momenti in cui senti che non hai un terreno solido sotto i piedi, guardi al futuro e ti domandi se veramente “non sia ora di mettere la testa a posto”, ma poi… volente o nolente, senti questo irrefrenabile Amore per la Musica che ti chiama e ti attraversa una sensazione così chiara e forte che senza musica non riusciresti a vivere sentendoti veramente felice e appagata dal tuo mestiere».

Il mondo di DJ e Produttori è caratterizzato da una forte dose di uomini, hai avvertito questa difficoltà a emergere come donna?

«Sì tantissimo! Però ci tengo a precisare che l’ho avvertita solamente in Italia. All’estero se sei una DJ Produttrice femmina, ti accolgono molto volentieri, con grande entusiasmo e interesse. Hanno voglia di ascoltare i tuoi lavori, di collaborare insieme e di supportarti al massimo. In Italia invece, essere una produttrice donna, significa a priori avere TUTTE LE PORTE SBATTUTE IN FACCIA (cosa poi non così tanto diversa da quanto mi accadeva ai tempi in cui ero una musicista!). In Italia se ti presenti come FEMMINA PRODUTTRICE, quasi tutti cestinano la tua proposta senza nemmeno ascoltarla e poco dopo ti propongono di cantare le LORO canzoni, o di suonare/interpretare le LORO produzioni, un po’ quello che la gente “comune” non sa che accade in realtà dietro alla facciata dei talent show ad esempio. Quando ti scontri più volte nel tempo con le stesse identiche dinamiche, a quel punto preferisci rivolgere le tue energie e attenzioni altrove, dove quantomeno vieni ripagata e gratificata di anni di sacrifici, di gavetta, di investimenti fatti sul tuo progetto in cui credi e per il quale stai dando l’anima. Per non mettere il… dito nella piaga, sorvoliamo sul fatto che in particolar modo in Italia le dj femmine che vengono spinte, sono solitamente quelle che non producono o che peggio ancora fanno solo serate in playback: una sorta di top-models affiancate da dj-supporter maschi che gestiscono al posto loro la consolle, mentre appunto la ragazza DJ esibisce altre doti… »

Una sorta di “quote rosa” nel tuo mondo servirebbero?

«Onestamente non saprei, dovrei rifletterci molto. All’estero come già detto, non servirebbero assolutamente. In Italia la vedrei quasi come un’ulteriore forzatura. Mi spiego meglio: avere delle quote minime di presenza femminile all’interno di un mondo nel quale da anni ormai la donna non viene pressoché considerata, se non veramente in dosi super ridotte e comunque non per la sua vera indole artistica, sembrerebbe quasi come affermare che “siccome non ci vogliono far entrare, tentiamo di imporre una legge grazie alla quale entriamo per forza”. Credo che si andrebbe a perdere la spontaneità, il valore della propria dote e talento artistico, vedrei molto difficile la selezione di quel numero di donne così piccolo, rispetto a un bacino di talenti femminili in continuo aumento. Si rischierebbe forse di avere una versione delle selezioni e votazioni molto simile a quelle pilotate dei talent show e dei contests, che anziché aiutare, distruggerebbero ulteriormente il mondo dell’Arte».

E in generale? Sei pro o contro l’idea di inserire obbligatoriamente un numero stabilito di componenti femminili in giunte politiche, Cda etc?

«Ecco parlando di politica le cose cambiano: CERTAMENTE sono a favore di questa idea e credo fortemente che siano utili e servirebbero moltissimo. Al di là della musica ma in politica in generale, l’Italia rispetto il resto dell’Europa è molto penalizzata nella partecipazione femminile in politica (che tende ad essere prevalentemente composta da figure maschili) per cui l’argomentazione va supportata e spinta e rafforzata con leggi, senza poi andare ad imbattersi in inutili prese di posizioni femministe, ma sicuramente c’è bisogno di più donne nella politica italiana e definirlo come legge potrebbe solo incentivare la cosa e motivare maggiormente le donne a fare carriera politica, perché il merito paga e non altro».

Ma torniamo alla tua musica, come la descriveresti?

«Indubbiamente alternativa! Il mio genere è principalmente House Music, ma oggi devo dire che sono altamente contaminata dai suoi più recenti sottogeneri Electro House, Hard Electro e Dubstep (amo follemente il Complextro!)… e anche da un pizzico di Progressive House. Tuttavia, in alcune mie canzoni potete sicuramente percepire (e sentire) delle sfumature tipiche dell’EDM e della Techno. Cerco di unire con armonia tutti questi generi musicali e se a volte può anche sembrare strano, quando questa unione è dosata con la giusta moderazione si ottiene un mix di suoni molto fluido, solido, facile da ascoltare per tutte le orecchie. Non prediligo i generi troppo di nicchia, preferisco riuscire a produrre tracce che per quanto alternative, possano sempre essere adatte al mainstream».

I tuoi spettacoli non sono solo musicali però…

«Ho sempre cercato di offrire al mio pubblico qualcosa in più, di un semplice spettacolo musicale. Sono dell’idea che ormai nel mondo siamo talmente in tanti a fare musica che… se non riusciamo ad avere e trasmettere un qualcosa di unico e originale, è difficile riuscire a catturare l’attenzione del pubblico. Una delle esperienze più importanti in cui ho avuto modo di imparare, confrontarmi e arricchirmi, è stata quando dopo la vittoria di un concorso musicale, mi hanno mandata a studiare canto, produzione musicale (Sound Technology) e Performance/Acting al “Liverpool Institute For Performing Arts” in Inghilterra, li mi si è aperto un mondo nuovo, inizialmente anche difficile per me da comprendere, ma che poi piano piano è diventato parte di me e ho continuato a coltivare al meglio, facendo tesoro di tutto quanto mi e’ stato insegnato da quei grandi maestri, non solo di musica, ma anche di vita. Ho sempre cercato però di mantenere la massima coerenza, quindi non sono quel tipo di artista che pur di attirare l’attenzione o di tentare di sfondare, cade negli stereotipi di immagine o di intrattenimento all’italiana… molto vicini allo stile “villaggio vacanze” e molto poco artistici. Il mio concetto di Musica è quello di riuscire a trasmettere ed esprimere quello che si ha dentro, nel profondo. Allo stesso tempo adoro la bellezza, per me è quindi importantissimo accontentare anche l’occhio, ma sempre con spontaneità, buon gusto, magari anche con sfumature estremamente alternative, purché sempre coerenti con la propria natura e personalità. Se e quando possibile, cerco insieme ai miei colleghi di allestire scenografie, coreografie, creare dei momenti di vero spettacolo e contatto con il pubblico, proprio per dare quel tocco di particolarità in più, rispetto ai comuni dj set o spettacoli live. Ma essere una marionetta, piuttosto che risultare una showgirl “pre-confezionata” giusto per fare audience senza mantenere più nulla della propria dote artistica, credibilità e spontaneità, per me significherebbe rovinare quanto di più puro ha la Musica».

Perché il tuo tour 2012 si chiama “Save the world”?

«Il Save The World Tour di quest’anno, nasce da uno dei singoli più particolari in uscita a fine agosto: MIRACLE, attraverso il quale viene messo in grande evidenza – anche a livello melodico – il problema della crisi climatica e ambientale, con riferimenti metaforici anche alla crisi globale. L’idea iniziale del tour e di tutto il team di DJ-producers coinvolti nel progetto EVO-K, era quella di riuscire a donare parte dei ricavati dei live programmati e parte delle vendite del merchandising, alle vittime del Giappone colpite dai disastrosi eventi dell’anno scorso. Concludendo – se non sarà troppo difficile l’organizzazione – le ultime date del tour proprio con una serie di spettacoli nel territorio giapponese. Nel frattempo però c’è stato il grave sisma che ha colpito l’Emilia, quindi stiamo tutt’ora valutando se non sia il caso di spostare la nostra attenzione su questo catastrofico evento che ha colpito la nostra terra. In ogni caso è da molto che desideriamo compiere un gesto d’aiuto concreto attraverso la forza della nostra Musica, ma da soli soprattutto in veste di artisti emergenti, è veramente un’impresa difficile da realizzare, per non dire impossibile! Vedremo se finalmente il 2012 sarà l’anno in cui riusciremo a concretizzare anche questo piccolo-grande sogno, magari grazie al supporto dei gestori di clubs e organizzazioni di eventi che hanno voglia di mettersi in gioco insieme a noi per realizzare qualcosa di veramente significativo! ».

Ti sei esibita in Nord America, Germania, Russia, Francia, UK, Egitto e perfino in UAE. Quale è stata la tappa più entusiasmante?

«Il tour in Nord America per la presentazione mio primo disco, mi è rimasto nel cuore e non vedo l’ora di poter ripetere l’esperienza, magari nella costa ovest! Sarà stata anche la magia di unire la propria musica al Mito Americano… ma il pubblico in molte serate ha regalato emozioni veramente intense, indelebili! Gli italiani che portano in America l’arte italiana si sa, sono praticamente sempre ben accetti. Ma noi in quel momento da italiani, abbiamo portato negli States un prodotto non-tipicamente-italiano, anzi il contrario, quindi potevamo essere molto più esposti a critiche, ma così non è stato. Mentre a livello di impatto, la data più importante è sicuramente stata quella alla Porta di Brandeburgo a Berlino, dove ho avuto modo di esibirmi sul palco più imponente di tutta la mia vita artistica, davanti a un pubblico di una vastità incredibile e quando alla fine dell’evento ci hanno comunicato che la gente che aveva invaso la città era attorno alle 500.000 persone, eravamo pronti allo svenimento… è stato qualcosa di indescrivibilmente emozionante vedere fiumi di persone da ogni lato del Mitte! E anche in quel caso, da “sconosciuti italiani” ritrovarsi ad avere sotto il palco la gente che canta le tue canzoni inedite, balla e ti lancia addosso la propria energia… è veramente un regalo stupendo».

A cosa pensi sia dovuta la tua difficoltà a spaccare anche in Italia?

«È una domanda che mi sono fatta per molti anni e alla fine ho rinunciato a cercarne la risposta. Siccome un motivo valido non si trova (o almeno non l’ho mai trovato!), credo che siano proprio delle “macchinazioni discografiche”. Noi fra dj e musicisti quando parliamo e ci confrontiamo su questo punto dolente, la definiamo scherzosamente la “mafia della musica italiana”. Ti presenti con del solido materiale in mano, nel mio caso ad esempio – fatti alla mano – sei fra le primissime (se non forse addirittura l’unica) Dj e Produttrici FEMMINE emergenti nel tuo paese sotto contratto discografico a produrre i nuovi generi Electro Dub House che stanno spopolando in ogni angolo del mondo e senza nemmeno voler ascoltare il tuo materiale, ti dicono “no grazie, non siamo interessati”. La cosa oltre che incomprensibile è piuttosto triste – a tal proposito lascio in anteprima per UAU, la preview di 2DAY, il mio singolo Electro Dub in uscita ad Agosto per l’israeliana Ring Mode records -. Se una persona ha del talento e delle doti che vengono apprezzate e supportate da altre realtà musicali di diversi paesi e generi, ma nel proprio paese non c’è verso di farli uscire, nonostante siano perfettamente in linea con le tendenze e i gusti delle persone… come si può spiegare la cosa? Quando poi noti che discograficamente vengono lanciati prodotti di scarsa qualità sia musicale che di immagine, di scarsa originalità, spesso spudorate copie di prodotti già esistenti, che come risultato hanno delle meteore che durano non più di un paio di mesi, senza lasciare nei ricordi della gente un nome, un significato, un talento, ma che sono strategicamente pompate a tavolino per soddisfare gli interessi di chi sta in background… allora la risposta ti viene da sola».

[soundcloud url=”http://soundcloud.com/lorenzo-meazza-1/evo-k-2day”]

Lo so che non è mai bello/facile fare paragoni, ma a chi ti assimileresti?

«I paragoni preferirei appunto non farli io personalmente; sicuramente negli anni mi sono stati fatti complimenti da persone che sentivano somiglianze nella mia voce con altre note cantanti del panorama internazionale. Anche se uno dei complimenti più frequenti e più apprezzati per me è proprio quando mi dicono “sei talmente originale che non sei la bella o brutta copia di nessuno” e quando anche le stesse case discografiche con cui ora lavoro hanno iniziato a credere in me proprio per questa cosa… beh… mi si è aperto il cuore! Posso dire che amo quasi tutta la musica e adoro ascoltare svariati generi (anche di annate diverse) proprio per aprire al massimo la mia conoscenza musicale. Le mie preferenze cambiano di periodo in periodo e di anno in anno, al momento ho una forte ammirazione per Wolfgang Gartner per la sua incredibile tecnica e il gran gusto con cui realizza le sue produzioni: i 2Drops per l’assoluta originalità di ogni loro traccia; le melodie molto dolci e ricercate, ma assolutamente originali delle americane Uh Huh Her. Quindi probabilmente qualche influenza in questi grandi artisti, immagino si possa ricercare anche nelle mie canzoni».

Infine, progetti futuri e sogni?

«Progetti futuri: sto terminando le mie ultime 2 produzioni (non incluse nel mio album DIVERSE [WE AREin prossima uscita ad Agosto) che verranno pubblicate entro fine anno, più alcuni remix che vorrei riuscire a presentare entro fine estate. Principalmente però la mia attenzione ora è concentrata sul tour; in questi giorni sto cercando di capire con le mie agenzie se c’è la possibilità di realizzare un promo tour dell’album appunto nella West Coast americana. Contemporaneamente con l’etichetta discografica australiana che farà uscire fra poco una particolare versione del mio singolo MORE – che vi lascio in anteprima: siete la prima rivista italiana ad avere questa track in esclusiva! -, realizzata in collaborazione il produttore israeliano Etic/D-SOLVE – pioniere della Progressive Trance e Psy Progressive, stiamo tentando di organizzare una serie di eventi (mini-tour) dedicati al mondo della Trance, nella speranza di riuscire a presentare alcuni singoli anche all’Eclipse 2012 di Cairns. Infine ho un progetto “top secret” nel cassetto che dovrebbe iniziare a prendere vita a fine Agosto, per il quale io darò solo la voce e avrò l’onore di collaborare con 2 grandi DJ-producers stranieri: creeremo insieme un progetto alternativo, realizzazione alcune canzoni con uscita prevista ad autunno inoltrato, completamente dedicate al mainstream americano e con l’obiettivo comune di tentare l’ascesa nelle classifiche USA. Direi che per il momento di sogni e progetti in cantiere ce ne sono abbastanza… incrociamo le dita che tutti, con i tempi e i modi giusti, riescano ad andare in porto!».

[soundcloud url=”http://soundcloud.com/lorenzo-meazza-1/evo-k-vs-d-solve-more”]

lorenzo meazza

  1 comment for “INTERVISTA A EVO-K – FENOMENO ELECTRO HOUSE INTERNAZIONALE

  1. 2 novembre 2012 at 22:45

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