Intervista ad Arianna Errigo: oro olimpico nel fioretto

Chi non si ricorda lo scorso 28 luglio, un sabato pomeriggio afoso di metà estate nel quale milioni di italiani sono rimasti attaccati al teleschermo per ammirare la grinta, la tenacia e il talento delle ragazze italiane della scherma? Arianna Errigo, 24enne brianzola, è riuscita a battere un mostro sacro come Valentina Vezzali in semifinale, ma ha dovuto accontentarsi dell’argento, uscendo sconfitta dalla finalissima contro un’altra connazionale, Elisa di Francisca, con la quale ha composto un podio tutto azzurro. Ma qualche giorno dopo, assieme alle avversarie del fioretto individuale, è stata assoluta protagonista nella specialità a squadre, conquistando un magnifico oro nella finale contro la Russia. Venerdì scorso Arianna era a Pavia al Nirvana e UAU magazine ha scambiato quattro chiacchiere con lei.

Innanzitutto una battuta, da medaglia d’oro olimpica, potresti rispondere alla Fornero di avere tutto il diritto di essere choosy?

«No, non sono assolutamente choosy, non sono schizzinosa».

Hai notato qualche differenza attorno a te dopo i successi di questa estate?

«Sicuramente intorno a me qualcosa è cambiato, perché la circostanza che qualcuno ti possa riconoscere o il fatto che possa andare in televisione non è qualcosa che succedeva anche prima tutti i giorni».

Come hai vissuti i momenti successivi alla tua prima medaglia olimpica?

«Dopo la prima medaglia olimpica, l’argento, ho aspettato che arrivasse la seconda, l’oro. È stato il massimo perché, dopo tutti i sacrifici fatti, raggiungere questo obiettivo mi ha regalato una sensazione unica. Ora ho ancora tanti anni davanti quindi, a parte questo breve periodo di vacanza, adesso devo pensare a riprendere e raggiungere nuovi traguardi».

Le vittorie a Londra 2012 hanno cambiato qualcosa anche dal punto di vista professionale, immagino…

«Il nostro sport non si fa per soldi, è la passione che spinge tutto. Però, anche dal punto di vista economico, qualcosa è cambiato, ci sono i premi, qualche ospitata in tv eccetera…»

Non ti senti una precaria del fioretto, insomma?

«No, non mi sento una precaria; spero che la strada intrapresa possa regalarmi un bel futuro. Diciamo che la vita da sportivi è un po’ privilegiata: perché è vero che facciamo tanti sacrifici, però, lo sport ci porta a girare tanto, abbiamo una sicurezza dal punto di vista lavorativo, essendo nei gruppi sportivi, quindi siamo fortunati».

È stato difficile capire che il fioretto sarebbe stato il tuo futuro? Quando te ne sei resa conto?

«Ho iniziato a 6 anni e ho fatto un percorso davvero lungo. Ho capito che potevo arrivare in alto a 21 anni, quando sono passata nella categoria “Assolute”, con le big; da numero 117 del ranking sono arrivata prima e allora ho capito che si poteva fare qualcosa di grande».

Hai iniziato a 6 anni, cosa ti ha spinto così piccola alla scherma?

«È partito dai miei genitori, mia mamma aveva visto alcuni incontri in tv alle Olimpiadi e le è piaciuto come sport. Da piccola ho sempre fatto tanti sport e perché non la scherma? L’ho provata così per gioco, poi mi sono buttata ed è andata bene».

Qual è stata la circostanza che ti ha fatto capire che avresti potuto andare alle Olimpiadi?

«Il fatto che passavo tutte le giornate in una palestra di scherma, invece che andare a ballare o uscire con gli amici è stata la spinta che mi ha portato a credere in questo; poi l’Olimpiade è sempre stato un obiettivo per me».

Com’è stato vivere nel villaggio olimpico?

«Penso sia un’esperienza unica, perché stare assieme a tutti gli sportivi del mondo di qualsiasi sport in un posto dove possiamo stare solo noi è davvero speciale. C’era una mensa enorme, dove mangiamo tutti assieme, vestiti ognuno con la propria tuta di nazione e in modo da riconoscersi anche da lontano e non eravamo in una palazzina tutta italiana. Nel tempo libero seguivo le altre gare, soprattutto dei connazionali e ho conosciuto tantissima gente, come per esempio Clemente Russo (pugile, argento a Londra, n.d.r.), che è simpaticissimo. Vedere Bolt lì vicino a te a due passi, poi… ci sono state un’insieme di situazione quasi assurde, che non ci si aspetta di vivere. Sono riuscita comunque ad affrontare tutto ciò in maniera piuttosto normale».

Nessun rammarico?

«Mi è spiaciuto non partecipare alla cerimonia d’apertura, ma il giorno dopo avevo la gara. Sarebbe stata una bella occasione».

A Londra hai vissuto una situazione molto particolare: com’è il rapporto con Valentina Vezzali ed Elisa Di Francisca, compagne nella specialità a squadre e tue maggiori avversarie internazionali nel singolo?

«Io vado più d’accordo con Elisa, anche perché siamo anche un po’ più vicine d’età. Comunque loro sono più grandi di me, ma non mollano… Anche la Vezzali, ha 38 anni, ma vuole arrivare a Rio e dovremo lottare tutte e tre per arrivarci. Non è facile convivere assieme, perché siamo persone che non ci siamo scelte per stare in Nazionale assieme; però, col rispetto, si cerca di convivere nel migliore dei modi».

Hai accennato a Rio, quale sarà il tuo obiettivo per i prossimi giochi olimpici?

«Il mio obiettivo per Rio è lo stesso che avevo a Londra: volevo una medaglia d’oro individuale, ma purtroppo per poco non è arrivata. A Rio probabilmente ci sarà solo la gara individuale e anche prima dell’Olimpiade ci sarà una vera lotta per riuscire a partecipare, perché andranno solo due atlete per nazione; ci siamo noi tre (Errigo, Di Francisca e Vezzali, n.d.r.) e anche le nuove leve promettenti che incalzano. Sarà una vera battaglia anche solo per presentarsi a Rio».

Magari non già a Rio, ma a un ruolo da portabandiere ai Giochi Olimpici del 2020 ci pensi?

«No, devo vincere ancora tanto».

lorenzo meazza

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