PARLAMENTARIE PD, INTERVISTA A CHIARA SCUVERA

Scuvera e Bersani

Prima di Capodanno il popolo del centrosinistra sarà ancora una volta chiamato alle urne (a Pavia il 29 dicembre dalle 8 alle 21, info www.pdpavia.it). Andranno in scena, infatti, le Parlamentarie del Partito Democratico, ossia, le primarie per scegliere i candidati per la corsa al parlamento. UAU magazine ha intervistato una delle concorrenti, Chiara Scuvera, 37enne, Coordinatrice provinciale della Conferenza delle donne del Pd pavese e in politica da quando aveva solo 15 anni, partendo dai Ds, per poi partecipare alla nascita del Partito Democratico.

Partiamo dai motivi che ti hanno spinto a partecipare a queste parlamentarie. Quali battaglie stai portando avanti?

«Innanzitutto io insisto sui diritti civili: sono a favore del matrimonio anche per persone dello stesso sesso, dicendo no al palliativo delle civil partnership. Tutte le persone devono godere degli stessi diritti e io interpreto in maniera evolutiva articolo 29 della Costituzione, sono favorevole alle adozioni da parte di famiglie omosessuali e al modello spagnolo. Quanto, invece, al mercato del lavoro sono per una riforma che porti la flessibilità nei tempi e che consentirebbe alle donne di conciliare la vita con il proprio lavoro e porterebbe a un incremento dell’occupazione femminile. Per quanto riguarda i giovani, infine, è necessario incrociare domanda e offerta. Oggi ci si concentra più nel demolire le tutele dell’articolo 18 e non si pensa a come aiutare i ragazzi a entrare nel mondo del lavoro. Bisogna investire, invece, sull’università pubblica e creare strutture pubbliche che aiutino i giovani a cercare e creare opportunità lavorative».

Il tuo slogan per queste primarie è “uguaglianza è innovazione”, come hai coniato tale binomio?

«In Italia c’è fraintendimento sul concetto di innovazione, si è considerato innovativo, moderno, contemporaneo abbassare i diritti: in realtà un paese non è competitivo se si può licenziare di più o togliere il tempo indeterminato, come in nazioni in cui non ci sono i nostri stessi diritti sociali, come il modello Marchionne, insomma. Quello, però, è un arretramento, un modello retrivo, un tornare alla rivoluzione industriale. Noi, invece, dobbiamo puntare sul benessere delle persone e mettere al centro la persona umana: creare un vero welfare efficiente e che non spreca, permettere alle persone di esprimersi indipendentemente dal sesso o dalle preferenze sessuali e realizzare le proprie aspirazioni. La chiave dell’innovazione, insomma, è consentire alle persone di avere le stesse basi di partenza e ribaltare il fraintendimento che l’uguaglianza sarebbe qualcosa di antico».

Alle primarie per il candidato della coalizione di centrosinistra hai appoggiato Bersani, sulla base di quali motivazioni?

«Ho sostenuto Bersani per la politica economica: ho visto in lui una proposta più sociale e che rimette al centro il pubblico, come in materia di scuola e in questo mi sono ritrovata. In materia di diritti, Bersani ha detto che si troveranno soluzioni per dare gli stessi diritti agli omosessuali. Se verrò eletta deputata, però, non mi basteranno le civil partnership, ma mi batterò per il matrimonio».

Due turni per il candidato di coalizione, le votazioni per il candidato presidente della Regione Lombardia e, a stretto giro, le parlamentarie; non ti sembra che l’elettorato lombardo sia stato chiamato troppo alle urne, col rischio di perdere il contatto con l’elettore medio?

«Sicuramente sono tempi molto stretti e appuntamenti molto ravvicinati; vero è, però, che questo ci è stato imposto dalle scadenze elettorali. Il nostro partito ha fatto comunque scelte di partecipazione e non abbiamo scelto candidati da segreteria. Siamo l’unico partito che fa primarie vere anche per formare le liste. I tempi sono strettissimi, ma penso che fosse necessario per non far cadere dall’alto i candidati».

Come giudichi le deroghe ai plurimandati e i listini bloccati che hanno destato parecchio scalpore nel Pd nelle ultime settimane?

«Io sono molto netta: non concordo con nessuna deroga. Penso che la politica abbia dei cicli, un periodo di 15 anni sia sufficiente e la rotazione degli incarichi sia necessaria. Dopo si può ancora dare il proprio contributo, ma non in parlamento, ma aiutando con la propria esperienza i giovani nel partito e facendo formazione politica. Io sono stata molto aiutata da gente con più esperienza della mia».

Prospettiva di alleanza per il nuovo governo: nel caso fosse necessario ai fini della governabilità, daresti la fiducia a Mario Monti?

«Penso che l’alleato naturale del Pd sia Sel e credo che il Pd debba fare un’alleanza di centrosinistra e quindi quella con l’Udc non sia così indefettibile. Dovremmo guardare al centrosinistra, pensarci come il più grande partito del centrosinistra e fare alleanze con movimenti civici; poi, semmai, guardare anche ad altri movimenti per condizioni di governabilità. Ma se dipendesse solo da me, non darei la fiducia a un nuovo governo Monti».

lorenzo meazza

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