Universitiamo: come l’Università di Pavia trova nuove vie per finanziare la ricerca

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Ottenere finanziamenti per la ricerca scientifica è attualmente uno dei temi più spinosi dell’Università italiana nel suo complesso. L’ammontare totale dei finanziamenti raccolti risulta significativamente minore rispetto ad altri paesi industrializzati e, nonostante gli studiosi italiani riescano a rendere gli investimenti in maniera eccellente (vedi articolo di Nature), è sempre più necessario trovare nuovi metodi per reperire le risorse che permettano di raggiungere risultati di rilievo.

Il crowdfunding ha finora toccato il mondo scientifico in maniera tangenziale, specialmente se consideriamo il reward-based crowdfunding che presuppone la donazione monetaria in cambio di un oggetto fisico. Il funzionamento è semplice ed immediato, basta presentare online il proprio progetto in maniera accattivante ma concreta, inviarlo su uno dei portali e poi attendere i soldi dai donatori, a fronte di ricompense variabili a seconda della donazione stessa.

Questo meccanismo ha avuto un successo clamoroso a partire dagli USA, dove una piattaforma come Kickstarter riesce a catalizzare l’interesse di star quali Spike Lee, Neil Young e l’ex colosso dei Los Angeles Lakers Shaquille O’Neal, che la utilizzano abitualmente per ricevere ulteriori fondi per i propri progetti.

L’Italia non è rimasta a guardare e sono attive numerose piattaforme di crowdfunding, fra le quali possiamo citare realtà consolidate quali Starteed, Kapipal, Eppela e Musicraiser.

Nessuna di queste si occupa però di ricevere finanziamenti da destinare alla ricerca scientifica, una nicchia di mercato che oggi viene coperta dalla nuova piattaforma Universitiamo by UniPV. Questa piattaforma di crowd-researching è stata lanciata il 28 Novembre 2014 ed è stata realizzata dall’Università di Pavia per supportare i propri progetti scientifici anche tramite le donazioni di semplici appassionati, senza dimenticare gli apporti di finanziamenti derivanti dal settore pubblico e privato.

I progetti hanno target da raggiungere attorno ai 30.000 Euro, spesso destinati all’acquisto di macchinari specifici o a borse di studio per aiutare i ricercatori nell’analisi del problema concreto. Fa sicuramente ben sperare il fatto che uno dei primi 4 progetti proposti, capitanato dalla professoressa Giovanna Riccardi e focalizzato su una malattia ostica come la tubercolosi, sia riuscito a raggiungere e sorpassare l’obiettivo di preposto grazie a centinaia di donazioni sia piccole, sia grandi, come quella di Bernardo Caprotti, patron di Esselunga che ha sposato il progetto in prima persona.

Sicuramente un esempio di innovazione che speriamo possa portare a risultati di rilievo anche in futuro, grazie anche all’ampliamento della base di sostenitori e dei promotori di progetti.

Team Activators Pavia

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