La scorsa settimana la Corte costituzionale si è pronunciata sul conflitto di attribuzione sollevato dalla Camera dei deputati nei confronti della Procura e del Gip di Milano, respingendolo. Questo articolo vuole commentare la vicenda dal punto di vista politico e non giuridico, visto che si è in attesa delle motivazioni. Per un utile inquadramento, però, vi suggerisco fin d’ora questo pezzo di Ugo De Siervo, presidente emerito della Corte costituzionale, che in poche righe spiega la questione in modo perfettamente comprensibile anche a chi non mastica di diritto: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9777 .
Ricorderete tutti la tesi portata avanti forsennatamente dalla maggioranza tutta nei giorni penosi del caso Ruby. Dico penosi perché, per quanto la cosa abbia notevolmente indebolito Berlusconi dal punto di vista politico, io in quei giorni da italiano mi sono vergognato. Si sosteneva che Berlusconi non andasse processato da cittadino normale per il reato di concussione che gli veniva contestato, ma che dovesse sottostare al contrario alla speciale procedura prevista per i reati ministeriali. Che però, per l’appunto, è prevista solo per i reati commessi nell’esercizio delle funzioni di Ministro, mentre per i reati comuni i Ministri rispondono (giustamente) come tutti i cittadini.
Direte voi: e cosa cambia? Molto, dal momento che la Camera, ve la faccio breve, in quei casi può negare la relativa autorizzazione con valutazione insindacabile (nel link sopra è spiegato tutto nei dettagli). Il ragionamento al limite del demenziale che si portava avanti era il seguente: Berlusconi telefonò di notte in questura per far rilasciare la minorenne Kharima perché convinto si trattasse della nipote di Mubarak. Quindi agiva nelle sue attribuzioni di Presidente del Consiglio per risolvere una questione che avrebbe potuto trasformarsi in uno spinoso caso diplomatico per il Paese. Per questo doveva essere processato non come un normale cittadino, ma con la procedura speciale, e godere dell’opportunità che la Camera negasse l’autorizzazione e la si finisse lì. E quanto scommettiamo che, visto che alla Camera normalmente vince la maggioranza, sarebbe finita proprio così? Era naturalmente omesso ogni ragionamento sul fatto che la parentela eccellente fosse inventata di sana pianta, e che, soprattutto, telefonare o far telefonare di notte in Questura per far rilasciare qualcuno non fa parte dei compiti del Presidente del Consiglio. Per questo la maggioranza votò per sollevare conflitto di attribuzioni, che in soldoni vuol dire chiedere alla Corte costituzionale chi avesse ragione tra la maggioranza stessa che sosteneva quanto sopra e la Procura e il GIP di Milano che volevano fare un normale processo. Forse uno dei punti più bassi della storia del Parlamento.
La Corte ha respinto il ricorso, e quindi Berlusconi sarà processato da cittadino normale (e magari assolto, non è questo il punto!). In attesa delle valutazioni giuridiche, si può ugualmente dire che questo è un risultato molto importante: per come la vedo io, si è impedito che una prerogativa ministeriale si trasformasse in un inaccettabile privilegio. E ogni volta che si impedisce che le regole valgano per tutti meno che per i potenti è una buona giornata per uno Stato di diritto. Ne consegue che sarebbe bene che della Consulta, che è un baluardo insostituibile della legalità costituzionale, si parlasse con un certo contegno anche quando prende decisioni che vorremmo fossero diverse. L’arbitro è l’arbitro, non può andar bene solo quando fischia come vogliamo noi. Ogni riferimento al caso della decisione di inammissibilità del referendum e alle dichiarazioni di Di Pietro è assolutamente voluto.
giacomo galazzo