IL SAPORE DOLCE AMARO DI RENZI A PAVIA

È da almeno un’oretta che penso all’attacco di questo pezzo di commento, non di cronaca, sulla tappa pavese di Matteo Renzi. Potrei partire dalla bozza di programma che ha lanciato, dai cavalli di battaglia di Europa, semplificazione burocratica, lavoro femminile etc. illustrati, oppure dall’impatto dei video che ha mostrato, da Crozza a Troisi, senza dimenticare Obama, Cetto La Qualunque o Muccino.

Per chi volesse rileggersi i punti focali del suo discorso potrà andarsi a vedere quanto twittato in diretta da UAU magazine con l’hashtag #renzipv (anche qui: http://www.uaumag.it/index.php/2012/09/renzipv/), oppure leggersi le pagine della sua bozza di documento programmatico, o anche ripescare i pezzi dello scorso 13 settembre quando il Sindaco di Firenze ha presentato la sua candidatura alle primarie del PD a Verona. Sostanzialmente non ha detto nulla di nuovo, compresi molti virgolettati.

Ma proprio da qua voglio partire. Dal grandissimo gap che ho riscontrato tra l’entusiasmo di tantissime persone con cui ho parlato al termine della serata, molti dei quali non certo degli aficionados del Partito Democratico, e la mia apatia.

Capiamoci, Renzi ha toccato degli aspetti davvero importanti e sui quali oggi è difficile discordare: dalla generazione Erasmus – «Un’Europa piattaforma di pace; mio nonno andava in Francia in guerra, mio figlio ci andrà in Erasmus» -, alla totale digitalizzazione e discovery di tutti gli atti della pubblica amministrazione – «Nel caso andassi al governo, il mio primo provvedimento sarà il freedom information act» -, fino alla sua filosofia di lottizzazione urbanistica – «Ogni cittadino deve avere almeno un giardino o una piazza a 10 minuti a piedi» -, per non parlare del suo stile “politically correct” (oggi vien da ridere a pensare all’etimologia di questa espressione) – «Non parlerò mai male del mio competitor Bersani». Capisco anche che non è facile e sarebbe, anzi, del tutto infattibile preparare discorsi differenti e ad hoc per ogni provincia italiana che intende visitare.

Quello che, però, a mio avviso è mancato è stata la scintilla che mi sarei aspettato dalla sua presentazione, quel quid pluris che mi avrebbe fatto tornare a casa soddisfatto e che invece hanno ravvisato i più di quei 1.000 accorsi in sala dell’Annunciata. Non ho colto quello che il Senatore e Presidente della Provincia di Pavia, Daniele Bosone, ha confidato di augurarsi a inizio serata: «Un miracolo, una vera esplosione di gioia ed entusiasmo che riavvicini davvero la gente alla politica, perché è il momento di un cambio generazionale ma che sia fatto di idee e grandi progetti e non sia solo anagrafico; dopotutto filosofi come Bauman e Morin conservano una brillantezza pazzesca a 80 anni!».

È stata una serata nella quale, quasi paradossalmente data la figura da show man che tanti hanno affibbiato al rottamatore, ho apprezzato maggiormente alcuni contenuti – dallo ius soli alla necessità di semplificare ordini e sindacati «che oggi proteggono solo chi sta al loro interno e danneggiano così non solo un giovane che intende affacciarsi al mondo del lavoro, ma anche chi perde il posto a 50 anni» – che il contenitore in sé. Sarà perché, come dice Crozza, è ancora troppo giovane? (Diciamo NO alle battute spiegate…)

lorenzo meazza

  1 comment for “IL SAPORE DOLCE AMARO DI RENZI A PAVIA

  1. Giorgio Montolivo
    22 settembre 2012 at 16:15

    Da notare anche il commento a posteriori, di Bosone: “Ieri serata memorabile ! Una bellissima festa politica. Allegra e di contenuti . Dovrebbe essere sempre così…”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *