IL FILM CHE TUTTI AVREBBERO DOVUTO VEDERE PRIMA DELLE ELEZIONI

No, non si tratta del brano della band inglese The Smiths, di fine anni Ottanta. È ben peggio: la ragazza in coma non è altro che il nostro paese, la povera Italia. Essa si trova in un limbo, troppo stanca e debole – politicamente ed economicamente parlando – per sentirsi viva, ma con un piccolo cuoricino che sotto la pelle pulsa ancora, troppo forte per essere definita morta. Al suo capezzale la assiste un vecchio amore, Bill Emmott (ex direttore della rivista britannica The Economist), innamorato del Bel Paese fin da ragazzino. Sì, perché altro non si può fare, che amare questo paese. Abbiamo il patrimonio culturale più bello e ricco al mondo, paesaggi da sogno, città splendide,  poeti, scrittori e artisti che lasciarono impressa la loro impronta durante più di due mila anni di storia. Un turista non desidererebbe altro posto in cui vivere! Eppure, eppure… Guardando sotto i tappeti si scopre la polvere. Tantissima polvere, capace di offuscare la vista e di farci perdere ciò che di più caro abbiamo, la nostra identità. Ci vuole davvero una severa analisi e critica proveniente da occhi esterni, per farci capire cosa non funziona nel nostro paese? Certi schemi ai quali siamo stati abituati non possono più essere tollerati: l’abitudine non deve diventare normalità.

Il film-documentario è tratto dal libro Good Italy, Bad Italy, del personaggio precedentemente citato. Ad aiutarlo nell’impresa di portare il suo lavoro al grande schermo è stata la regista italiana (e corrispondente londinese de L’Espresso) Annalisa Piras, la quale rappresenta il classico esempio di cervello in fuga di cui si sente tanto parlare negli ultimi anni. E non ha certo avuto poche critiche: la pellicola è stata bloccata al MAXXI di Roma, dove lo scorso 13 febbraio avrebbe dovuto essere presentato. La decisione presa dalla presidente Giovanna Melandri trova giustificazione nella campagna elettorale: troppo di parte, forse, per essere trasmesso prima. Discussa è in particolar modo la figura dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dello strambo mondo verso il quale ci ha catapultati. Nonostante ciò, destra o sinistra non fa differenza: ognuno deve assumersi le proprie responsabilità.

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I temi? Molteplici. Seguono però uno schema ben preciso, secondo il quale l’Italia viene divisa in tre categorie. La Mala Italia, la Buona Italia ed infine gli Ignavi, tripartizione che corrisponderebbe (Inferno-Paradiso-Purgatorio) a quella effettuata, più di settecento anni fa, dal poeta che unificò sotto i suoi versi l’Italia, Dante, da Emmott molto stimato. Così, nei 103 minuti di proiezione, scorrono davanti a noi immagini e dati raccapriccianti, certamente non nuovi, sulla posizione dell’Italia rispetto al resto del mondo in materie come debito pubblico, crescita PIL, corruzione, libertà di stampa, giustizia, mafia, esodo giovanile.

“I costi attuali per parlamento italiano superano quelli di Germania, Francia e Regno Unito messi insieme, e i parlamentari italiani guadagnano più del doppio dei loro colleghi tedeschi francesi inglesi e spagnoli”.

“L’Italia è uno dei paesi UE con il numero più basso di lettori, la metà di Germania e Gran Bretagna. Secondo un sondaggio, durante le elezioni 2008, l’80% degli elettori ha deciso chi votare grazie all’informazione televisiva”.

“L’Italia ha più siti patrimonio dell’umanità UNESCO di ogni altro paese, eppure il governo spende per le auto blu il doppio di quanto non spenda per il suo patrimonio culturale, e il budget per la cultura è stato tagliato del 40% negli ultimi dieci anni”.

Tra interventi di illustri personaggi italiani (tra cui Umberto Eco, Nanni Moretti, Sergio Marchionne, Carlo Petrini, Giovanni Ferrero, Don Giacomo Panizza, Toni Servillo, Roberto Saviano), si parla anche della Buona Italia, come le associazioni benefiche e antimafia, o i progetti per i diritti delle donne, in vista dei numeri allarmanti sulle morti rosa. Gli ignavi invece sono coloro che forse rappresentano il male più grande e che di fronte all’imminente declino girano la testa. Di questo ne è convinto Emmott: “Nel nostro film la risposta viene dal maggiore poeta italiano, e forse europeo – dichiara l’autore – Dante Alighieri. Nella sua Divina Commedia il peccato più fermamente condannato era l’ignavia ovvero l’incapacità di prendersi delle responsabilità, di dimostrarsi coraggiosi e cambiare le cose”.

Decisamente da vedere, oggi più che mai.

paula parovina

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