Leggende di Pavia: la nascita del vecchio ponte coperto

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Fotografia di Marco Rognoni

Nell’anno 999 Pavia non aveva nessun ponte sul Ticino. Il vecchio ponte romano, del quale si vedono ancora oggi i resti sulla sponda del fiume, era crollato; perciò, chi voleva passare da una riva all’altra, doveva adoperare il traghetto. La sera della vigilia di Natale di quell’anno, molti pellegrini avevano pensato di recarsi dal Borgo ad ascoltare la Messa di mezzanotte in città. Dunque, sulla riva destra c’era una folla di persone pronta al traghetto, ma le tre barche di servizio, un po’ per il buio, un po’ per la confusione, un po’ perché sembrava che il diavolo ci mettesse la coda, non facevano un lavoro soddisfacente. Per maggiore disgrazia si levò una nebbia molto fitta, così che, un bel momento, per quanto i pellegrini chiamassero, nessuna barca compariva.

Fu in quell’istante che arrivò, non si sa di dove, un gentiluomo vestito di rosso, il quale cominciò a darsi un gran daffare. Avrebbe pensato lui a far passare tutti, purché lo seguissero. Infatti, dopo averli guidati nella nebbia che si infittiva sempre più, mostrò ai pellegrini, stupefatti, l’ombra di un ponte che pareva fatto di nebbia più compatta ancora. E disse: “Vedete? Questo ponte diventerà di pietra, se il primo essere che lo passerà sarà mio eternamente”.

Allibirono tutti, perché, dalle parole e dallo sguardo infuocato del gentiluomo, capirono che chi aveva parlato, era il diavolo in persona. Il ponte era fatto di nebbia e non si poteva usarlo che accettando i patti. Tra i presenti si fece avanti un uomo che nessuno aveva prima notato. Era l’Arcangelo Michele che, dalla vicina chiesa, aveva visto ed era accorso! Avanzò verso il diavolo e disse: “Caro Belzebù, noi desideriamo un po’ di tempo per riflettere: tu comincia a fare il ponte di pietra e poi ti terrai il primo che passerà.” Il diavolo accettò e, fatto il ponte, si pose sul pilone centrale ad attendere il primo passante.

L’Angelo allora, mandato a prendere un caprone, l’afferrò per il collare, e, con una sferzata, l’obbligò a passare per primo. Preso dall’ira per essere stato gabbato, il diavolo scatenò un violento nubifragio. Pioggia, vento, turbini e saette, si abbatterono sul ponte, ma nulla poterono contro la robustezza delle arcate e contro le pesanti colonne di pietra. I pavesi, perché il diavolo se ne stesse lontano, costruirono poi, sul grande pilone di mezzo, una chiesetta dedicata al santo dei fiumi, Giovanni Nepomuceno.

Oggi, nelle giornate nebbiose, chi si reca a guardare da lontano il ponte, può vederlo quale lo videro, per la prima volta, profilarsi, grigio nella nebbia, quei santi pellegrini la sera della vigilia di Natale del 999.

tratto dal progetto “Benvenuti a Pavia”

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Fotografia di Cesare Schiapelli

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