Osvaldo Supino alza il sipario su di sé


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Appena prima di partire per le vacanze vengo contattato per intervistare un artista italiano, Osvaldo Supino. Subito penso ad un cantautore, ma rimango sorpreso quando scopro di aver a che fare con un artista tuttotondo che canta in inglese e ha una delle carriere più longeve tra gli artisti che io abbia mai intervistato: svariati singoli, un EP e due album. Certo, il genere che fa, un misto tra pop ed elettronica, non lo bazzico quotidianamente, ma il bello di questa rubrica sta anche nella scoperta che sta dietro al sipario dell’apparenza e del pregiudizio.

Spirito Giovane «Coraggioso o giovane?».

Osvaldo Supino «Coraggio. Perché ho intrapreso questo mio percorso come artista indipendentemente subito dopo una esperienza con una major discografica. È stato un atto di coraggio staccarsi da una grande etichetta grande, ma l’ho fatto per perseguire la mia propria visione musicale. Inoltre io canto in inglese e un artista italiano che canta in questa lingua… diciamo che anche per questo ci vuole coraggio se pensiamo ai pregiudizi che potrebbero avere all’estero in merito a ciò!».

S.G. «Un consiglio a chi vuole iniziare un percorso come il tuo?».

O.S. «Molte persone che oggi vogliono intraprendere la carriera musicale credo che vogliano più la fama che il palcoscenico. Per me invece è una terapia, una ricerca di verità che poi canto al pubblico. La cosa che consiglio a tutti è cercare sé stessi e perdersi nelle proprie cose; poi il successo magari arriva comunque, anche in maniera fortuita spesso. Però quello che a me importa è salire sul palco e essere totalmente me stesso; che è poi il motivo dietro alla scelta discografica di cui parlavo prima.».

S.G. «Parliamo della tua musica: quando un pezzo ti sembra completo?».

O.S. «Io sono molto perfezionista; inoltre prima di incidere ho sempre una grande quantità di canzoni da cui posso prendere le mie tracce. L’ultimo album l’ho confezionato scremando da una iniziale lista di settantacinque pezzi papabili! Poi ho questa visione della musica forse molto anni ’90 per cui ogni canzone deve essere un singolo da estrarre e pubblicare. Il mio modo di lavorare è non delegare mai niente e continuare a lavorare sulla traccia finché non reputo che non ci sia nulla da cambiare; mi circondo comunque di professionisti che mi aiutano. Negli anni ho lavorato ad esempio con Charlie Mason, che ha curato tutto il mio primo album, mentre per Behind the Curtain ho lavorato con Leeyou&Dancey».

S.G. «Quali riferimenti hai avuto e hai tuttora?».

O.S. «Ho due anime dentro di me. Una più melodica, legata ai miei primi ascolti, canzoni come quelle di Claudio Baglioni o di Giorgia; e poi un’anima pop-dance, anche un po’ elettronica, che prevale anche nelle costruzioni dello show. Quella deriva dall’ascolto e dalla visione di artisti come Michael Jackson, Madonna e Britney Spears, che hanno costruito la fama che il pop ha adesso. Devo ammettere che nel periodo più recente ho ascoltato anche molti giovani artisti emergenti, cosa che mi ha aiutato a liberarmi un po’ dalla falsa regola dell’orecchiabilità che a volte noi italiani abbiamo».

S.G. «Con l’ultimo album, Behind the Curtain, ho notato in un certo senso meno provocazione e più ricerca di uno stile e una identità. Da dove è nato tutto ciò?».

O.S. «Le immagini che ho fatto in anni precedenti hanno sempre rispecchiato dei miei tratti e dei miei desideri. Quando ero più “piccolo” forse avevo bisogno di provocazioni più forti, se così si possono chiamare, per costruirmi una sorta di difesa; ma non sono mai state provocazioni fini a sé stesse. Per l’ultimo album invece, la mia immagine è stata influenzata molto dall’essere e dal vedermi sul red carpet del Festival del Cinema di Venezia; volevo sentirmi dentro ad un film, così ho cercato qualche immagine della cinematografia classica e di icone come Marcello Mastroianni».

S.G. «Sono gli eventi della tua vita ad influenzare la tua musica oppure anche la musica ha influenzato gli eventi della tua vita?».

O.S. «La musica ha totalmente influenzato il mio io. Tutte le scelte che ho fatto sono sempre state legate alla musica. C’è stato un momento in cui però la mia vita privata mi ha spinto a cercare qualcosa di più nella mia musica: è successo per il mio album precedente, Exposed. Senza quel disco non avrei potuto fare questo. L’album era nato dopo la fine di una relazione, un periodo in cui sentivo di non aver alcuno scopo e di essere vuoto. La musica di quell’album mi ha dato la forza di reagire e, in quel caso, davvero è stata la mia complice di rinascita».

S.G. «Hai accumulato tanti awards e riconoscimenti per un artista indipendente; quale tra questi è stato per te, personalmente, la soddisfazione più grande?».

O.S. «Partendo dal fatto che tutto ciò che sto facendo adesso è una grandissima soddifazione, credo che sia stato quando ho cantato per la prima volta all’estero. È stato nel 2012 per il World Pride londinese sul palco di Trafalgar Square davanti a 33.000 persone… sono salito con la paura e sono sceso entusiasta e al tempo stesso molto scosso a livello emotivo; scoppiavo di felicità e anche di pianto. In quel momento mi mancavano le persone più care, che è forse la cosa che rimpiango di più del mio lavoro: non poter avere accanto a me spesso qualcuno d’importante a condividere l’evento».

S.G. «Quale genere musicale che non hai mai affrontato ti piacerebbe un giorno cantare?».

O.S. «In realtà il pop che faccio mi dà la possibilità di sfruttare tantissime influenze diverse: anche se non faccio una musica electro in senso stretto posso comunque portare sonorità in alcune canzoni. Ho recentemente creato una canzone, Stay, interamente in analogico, cosa strana in un album del mio genere. Infine sono affascinato molto ultimamente dalle componenti orchestrali – nell’ultimo periodo ho ascoltato molto Ennio Morricone e spero in futuro di mettere inserti d’orchestra veri nei miei CD. Quando facciamo le versioni delle canzoni per i tour, che sono diverse da quelli dell’album, uso già molto gli archi anche senza uscire dal mio genere».

S.G. «Prossimi eventi e tuoi impegni a cui i tuoi fan non possono mancare?».

O.S. «In realtà, fino a fine anno, sono in tour; tra qualche giorno pubblicheremo le date nuove sulla mia pagina Facebook continuando la promozione del nuovo album».

È stato gentile Osvado. Si è aperto alle domande anche più filosofiche, dandoci modo di vedere dietro ad un artista che di solito non riesco a intervistare e che raramente si vede su una rubrica di musica emergente. Il suo modo di porsi è stato sempre teso a parlare di sé senza calcarsi, senza tradirsi; con quasi una voracità comunicativa che mi ha colpito. Gli ultimi minuti li passo a fargli i complimenti e ad augurargli il meglio per la sua carriera. Poi spengo skype pronto per una nuova esplorazione dietro ad altri sipari del campo della musica, sperando di trovare artisti e arti altrettanto interessanti.

Spirito Giovane

Osvaldo - Behind The Curtain - uaumag

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