I Carnival, una band in evoluzione

Foto carnival

Verso la fine di novembre ho contattato Milo della band I Carnival per parlare del loro progetto. Il suo nome mi era stato dato da Frank Lavorino della Blob Agency, sempre interessato a fornirmi giovani band emergenti.

Lo chiamo mentre ripenso a tante cose, tra cui quella di evolvere questa rubrica verso qualcosa di più grande.

E devo dire che i membri di questa band s’insinuano benissimo nell’idea di evolversi!

Spirito Giovane «Il nuovo album, Se non mi tengo volo, è uscito il 23 di novembre, mentre il precedente, Superstellar, a febbraio. Inizia a parlarci del metodo con cui avete inciso i due album!»

Milo «Per lo scorso album, Superstellar, avevamo una serie di pezzi già scritti. Tra l’altro li suonavamo anche dal vivo, perciò ci sentivamo pronti per passare alla registrazione! Così abbiamo affittato una cascina nel nulla, abbiamo portato uno studio mobile lì e ci siamo rinchiusi per circa dieci giorni [ride, ndr]. È stata un’esperienza particolare, anche perché sono venuti molti musicisti amici e si è creata una atmosfera quasi magica. Nella registrazione, solo uno dei pezzi di Superstellar è stato costruito in loco, mentre degli altri avevamo ben in mente anche il sound».

Spirito Giovane «E questo cambia con il nuovo album».

Milo «Esattamente! Il nuovo disco è stato scritto durante le registrazioni, all’opposto del precedente. Se non mi tengo volo nasce dalle sessioni infinite di jam session tutte registrate grazie al nostro studio: gestiamo anche questa etichetta discografica chiamata La Clinica Dischi. Si è cancellato per il mese d’agosto tutti gli appuntamenti e ci si è dedicati solo all’album stesso. Non avevamo però pezzi, anche perché Superstellar era uscito a febbraio del 2015 e non c’era stato tempo di creare qualcosa di nuovo. I pezzi che ne sono usciti sono anche meno impostati rispetto al precedente album, con strutture meno tradizionali e testi più liberi. Lo sento un album molto più nostro, se pensiamo anche al fatto che, avendo un proprio studio, puoi davvero raccogliere tutte le varie improvvisazioni fatte».

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Spirito Giovane «A livello musicale, ascoltando i due album, si sente anche una certa differenza nello stile e, soprattutto, nel modo con cui avete declinato il genere rock»

Milo «Secondo me ha subito una mutazione forte, certo. Come ben saprai è sempre difficile autodefinirsi e valutare il proprio lavoro. Diciamo che Se non mi tengo volo è meno teso, le atmosfere cambiano, gli arrangiamenti sono meno sovraccarichi di Superstellar, abbiamo sfruttato le sovraincisioni, anche se poche… poi è nato tutto da jams, quindi diventa tutto più scarno e molto vicino al rock classico, una modernità in minore che si sente anche nel suono delle chitarre»

 

Spirito Giovane «E i testi, cambiano anche quelli?»

Milo «Sono cambiati nel senso che ti dirò… non posso troppo generalizzare e vedere canzone per canzone, però… di base si riflette nei testi per un diverso tipo di approccio compositivo. Il primo disco era formato dalle idee grezze del cantante sviluppate insieme agli altri membri della band, quindi i testi parlavano di storie più personali generate dalla sua mente oppure derivate da esperienze private. Nel nuovo album ha avuto grande spazio la scelta di dedicarci alla musica attraverso La Clinica Dischi, anche perché ci siamo gettati sopra totalmente e con tutto ciò che avevamo. Per tale motivo parliamo molto del vivere di musica declinato in vari modi. Ad esempio c’è il tema del “non aver rimpianti“, abbiamo ipotizzato che quando saremo vecchi la cosa che potremo dire è che almeno ci abbiamo provato! In breve: il nuovo album parla di noi in questo momento, mentre il vecchio era una sorta di miscellanea delle ispirazioni personali del cantante»

Spirito Giovane «La scelta che avete fatto, di evolvere la vostra passione verso questa etichetta dischi, che impatto ha avuto sul gruppo stesso? Intendo in termini di line-up…»

Milo «Allora, il gruppo nasce a fine 2013, circa ottobre. È dunque un gruppo giovane con qualche cambio di formazione, anche recente: Se non mi tengo volo ha un batterista diverso e siamo passati da cinque a quattro membri. Come hai forse immaginato, questo è accaduto quando si è scelto di rilanciare il nostro interesse musicale verso, anche, la produzione. È difficile trovare persone disposte a lasciare quello che facevano nella loro vita per gettarsi totalmente in un mondo con pochissime certezze… non è facile, né scontato, quindi normale che ci sia un cambio di formazione – la cui motivazione è proprio basata su queste dinamiche. Noi ci troviamo anche molto durante il giorno, ritagliandoci lo spazio prove, collaborando sul lavoro… è stata una sorta di selezione naturale, ecco!»

 

Spirito Giovane «Com’è nata la scelta di cantare in italiano?»

Milo «Venivamo tutti da esperienze in band che cantavano esclusivamente in inglese e, ti dirò, anche i nostri ascolti in generale sono tutti internazionali, a parte qualche cantautore e qualche mostro sacro italiano. Di base siamo dunque esterofili nell’ascolto, capirai che è stato un impatto abbastanza forte iniziare a fare musica in italiano! Ma al contempo ci è sembrata la via più normale quando ci siamo posti il problema: siamo italiani, parliamo questa lingua e ne conosciamo le espressioni, cosa che invece non puoi fare in inglese. Ti ritrovavi a tradurre testi dall’italiano all’inglese senza rendere al cento per cento quanto intendevi… ci sono anche dei modi di dire intraducibili! Quindi l’italiano per via anche delle sue possibilità espressive, non certo in quelle di mercato perché, capirai, difficilmente si arriva fuori dal nostro paese. Poi, il rovescio è che devi competere solo con gli altri italiani [ride, ndr]»

 

Spirito Giovane «Suonereste mai composizioni altrui?»

Milo «Di base ti direi di no. Poi c’è sempre la possibilità di omaggiare certi personaggi, inserendo cover reinterpretate nella nostra scaletta. Però se ti riferisci al vecchio ruolo del paroliere o del compositore, non credo sia in linea con il tipo di musica che facciamo. In fondo è una cosa che io, personalmente, odio… ad esempio, nel Festival di Sanremo mi fa tristezza vedere che è un concorso canoro per interpreti e basta. Quando passano i titoli e leggo musica e testo di mi sento davvero… triste. Sai, mai dire mai eh! Se arriva un pezzo che è un capolavoro e l’autore mi dice che lui non lo porterà mai in giro… se ne può parlare!»

 

Spirito Giovane «Ok, penultima domanda… la faccio spesso! Com’è la situazione dei live per la vostra esperienza? Sia locale che nelle altre città che avete toccato»

Milo «La risposta sarebbe male, in una parola [ride, ndr]. Poi ti dico, nella nostra zona attorno a La Spezia le cose sono un po’ più complesse… all’inizio ci lamentavamo molto, poi girando al di fuori della provincia e suonando a Roma, a Torino, a Genova, a Firenze, a Bologna ti accorgi che La Spezia non è così male! Quindi da qualche tempo ho cambiato la risposta a questa domanda (non sei il primo a farmela): la nostra zona non è male e consiglio a tutti di farci un salto a provare a suonare! Inoltre stiamo gestendo da qualche tempo una serata in un locale storico di La Spezia, cercando di comprendere com’è il mercato dal punto di vista del gestore, che è veramente… bah, ci sono delle spese che sono difficili da gestire, ti dico! C’è anche il concetto di non essere più educati alla musica live, perché crei una classica serata a tre gruppi fino alla mezzanotte e poi la gente ti arriva alla fine per il dj set – e non è il massimo quando sei l’organizzatore o le band che suonano»

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Spirito Giovane «L’ultima e poi ti lascio. Se dovreste descrivere con un aggettivo, coraggiosi o giovani?»

Milo «Coraggiosi direi! Ci vuole del coraggio… più che coraggio… sì, ci vuole del coraggio [ride, ndr]. Per provare a vivere di musica, con la musica, davvero è complicato più di prima. Però ci sono anche dei lati positivi, dei ritorni… è anche più facile adesso che vent’anni fa per certe cose, per via di internet e dei social. Ogni cosa ha una testa e un rovescio. Ma per ora coraggiosi. Assolutamente»

 

Saluto Milo e ritorno al mio presente. La nebbia è ancora lì fuori, impedendoci di vedere oltre.

Magari domani uscirà il sole e tutti vedremo cosa ci riserba il futuro!

spirito giovane

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