Spirito Giovane intervista i Naked Lunch

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Di solito spiego questo alle band che intervisto: sono Daniele Fusetto, ho una rubrica di interviste a band emergenti inedite italiane su UAU Magazine, ho una decina scarsa di domande da farti e poi ci salutiamo.
Ogni volta che ripeto questo copione, aggiungo sempre qualche informazione di circostanza alla fine riguardo a cosa sono invece io, come persona e non come freelancer. Allora diventa: sono Daniele Fusetto, sono un musicista, ho aperto un gruppo per la musica inedita su Facebook e vorrei in futuro organizzare un festival con tutte le band intervistate.
Il copione è il mio quotidiano essere, mentre le aggiunte sono il vero me stesso che si disvela all’intervistato. Ci vuole coraggio e mente fresca per reggere l’andirivieni tra copione e vero me stesso – e anche per aggrapparsi all’utopia di poter organizzare un festival di musica inedita.

Poi Mirco Bolognesi dei Naked Lunch stravolge le mie incertezze con questa risposta alla classica domanda…
Spirito Giovane «Serve essere coraggiosi oppure giovani e aitanti per fare musica dal vivo in Italia?».

Mirco Bolognesi «Secondo me… secondo me serve passione. Al di là di tutto il resto è ciò che ti spinge letteralmente ad agire, qualcosa che magari ti porti dietro dall’adolescenza. Sicuramente suonando continui a sentirti vivo e giovane, ti stimola a rimanere aggiornato sulle tecnologie e fa conoscere un aspetto di te meno ordinario, che sul lavoro o nella vita comune non è possibile mostrare. È vero anche però che penso sia giusto avere il coraggio di buttarsi nello zoo variopinto della musica inedita! Sarà anche difficile farsi notare, ma magari con un po’ di caparbietà si riesce a ritagliarsi un proprio posticino»

Spirito Giovane «Raccontaci della vostra band».

Mirco Bolognesi «Io e Emanuele Micaglio siamo un duo elettronico che si avvale di collaborazioni con altri musicisti, sia per incisioni che per suonare dal vivo. A volte sfruttiamo le campionature per sopperire alla mancanza fisica dei cantanti o dei musicisti con cui collaboriamo – alla fine è qualcosa che si vede fare anche a molti altri duo del nostro genere, come i The Chemical Brothers».

Spirito Giovane «Nell’album ci sono anche diversi vocalist!».

Mirco Bolognesi «Sì, in Get Ready to Jump abbiamo collaborato con due cantanti uomini e tre donne: Paolo Franceschetti, Livio Rizzi, Sabrina Scarpati, Camilla Busetto ed Alessandra Zancanaro. Nella traccia Fallen Angels c’è Marco Braggion al flauto e in Don’t Loose my Living Will Davide Pelà alla chitarra».

Spirito Giovane «Com’è stato il cammino dalla nascita del gruppo all’album?».

Mirco Bolognesi «Noi siamo attivi da due anni e mezzo e le canzoni di Get Ready to Jump erano già pronte quasi tutte! Ci siamo accorti di avere molto materiale nel cassetto e da lì è iniziato sia il lavoro di selezione delle tracce, sia quello di rielaborazione. Con i dieci brani ulteriormente lavorati abbiamo cercato dei vocalist visto che per nessuno dei due il canto è il proprio pane quotidiano… (ride, ndr). Tra l’altro abbiamo trovato anche dell’entusiasmo da parte delle persone che hanno collaborato con noi, tutti molto contenti di partecipare: siamo così entrati in studio a febbraio di quest’anno e abbiamo finito a maggio. Fondamentale la collaborazione con Ugo Bolzoni della New Frontiers Recording Studio, che si trova nella nostra zona, a Rovigo; lui ha un pedegree notevole, con collaborazioni importanti, da Eros Ramazzotti, ai Pooh, a Elio e le storie Tese…».

Spirito Giovane «In sala di registrazione com’è andata?».

Mirco Bolognesi «Avevamo una dozzina abbondante di brani, forse di più, quindi la scrematura era necessaria e abbiamo cercato di ragionare sia sulla complessità delle singole tracce, sia se queste potessero funzionare nell’album, anche in relazione con i vocalist che avevamo contattato o comunque il tipo di voce che avevamo in mente! Sulla sonorità dell’album… avendo delle parti pronte di tastiere e batterie, ci siamo concentrati su basso e voci; e poi è stato di grande aiuto anche Ugo Bolzoni che con noi ha modellato il disco nei tre mesi circa di registrazione».

Spirito Giovane «Immagino che i pezzi scartati poi li suoniate comunque dal vivo».

Mirco Bolognesi «Sì, esatto. E anche qualche cover! Facciamo The Model dei Kraftwerk, Personal Jesus e Policy of Truth dei Depeche Mode, Around the World dei Daft Punk e Smooth Operator dei Sade».

Spirito Giovane «Come nascono le vostre canzoni?».

Mirco Bolognesi «Generalmente partiamo dalla musica, io sarei la parte ritmica ed Emanuele… beh, essendo un bassista forse è giusto dire che lui è la parte ritmico-melodica (ride, ndr). Dei testi si occupa sempre Emanuele. Sinceramente non abbiamo un metodo preciso sulla composizione musicale, a volte nasce tutto da una melodia, altre volte da un ritmo particolare».

Spirito Giovane «Ah, dimenticavo. Da dove viene il vostro nome?» .

Mirco Bolognesi «Viene dal libro Naked Lunch di William Borrough, in Italia è più conosciuto col nome Il pasto nudo e da cui è stato tratto un film per la regia di David Cronenberg».

Spirito Giovane «Ah! Non avevo colto la citazione, caspita! Mea culpa… mi incuriosiva perché ho trovato moltissimi gruppi chiamati come voi».

Mirco Bolognesi «A me è piaciuto molto il film e abbiamo deciso di usarlo come nome del gruppo, però mi rendo conto che è un nome molto diffuso e cercandoci sui social appaiono tante altre realtà con lo stesso nome».

Spirito Giovane «Quali sono i temi principali dell’album?».

Mirco Bolognesi «Il disco parla in generale del viaggio, sia mentale che fisico; accanto a questo poi ci sono temi più gettonati come l’amore e l’amicizia. Poi dovremmo vedere pezzo per pezzo, magari ti faccio qualche esempio».

Spirito Giovane «Sarebbe perfetto!».

Mirco Bolognesi «Dunque… Fallen Angel è un pezzo che Emanuele ha scritto sul tema di un amore che sboccia e poi finisce; da quel brano è nata la nostra copertina con questo angelo che sta per spiccare il volo – la copertina è ispirata anch’essa ad un altro film, Il cielo sopra Berlino. Poi c’è Kasbah che parla di una persona uscita dalla dipendenza della droga, Rated che parla di una giornata ordinaria, qualsiasi… insomma, il filo conduttore è comunque quello di viaggiare fisicamente e con la fantasia… o anche con lo spirito!».

Spirito Giovane «Com’è l’ambiente live italiano?».

Mirco Bolognesi «In generale penso che non sia una novità dire che fare musica inedita in Italia è davvero difficile. Pensa ad esempio che non abbiamo ancora un calendario ben definito dei prossimi eventi, di solito sfruttiamo la nostra pagina Facebook per comunicare direttamente le date! A parte i vari concorsi dedicati, ne abbiamo fatti abbastanza io ed Emanuele, ci sono solo locali predisposti per le classiche cover band; nonostante tutto riusciamo ad attirare molta gente e il nostro album viene molto richiesto durante questi live – la cosa ci soddisfa! In live siamo in formazione spesso insieme a Sabrina Scarpati e cerchiamo di proporre uno spettacolo, che non sia dunque solo un’esecuzione del disco dal vivo, cercando delle soluzioni di luci anche piccole ma carine: io uso le bacchette led e alla fine concerto mi richiedono tanto le bacchette quanto il CD (ride, ndr)».

Spirito Giovane «Bellissime! Le ho viste usare anche dalle mie parti, sono ipnotiche».

Mirco Bolognesi «Sì, guarda, me le chiedono davvero in tanti! Tra un po’ mi faranno fare l’endorsement dell’azienda! (ride, ndr)».

Termina così la nostra intervista e del copione ormai me ne sono dimenticato: è un po’ come slegarsi la cravatta alla fine di un concerto che pensavi non ti piacesse, ma alla fine ti sei trovato un po’ come a casa tua.

Funziona così, per me. La fine è l’inizio di qualcosa di più di una intervista, è la promessa di un contatto futuro, che sia il classico “ci risentiamo tra qualche mese per una seconda puntata” oppure “mi piacerebbe in futuro organizzare un festival, sai…”.
Prima o poi mi butto. Per ora pubblico e torno a scrivere.

spirito giovane

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