Brave Young Spirit compie 2 anni e Spirito Giovane intervista i “The Anthem”

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Brave Young Spirit compie, all’incirca in questo periodo, due anni di vita. Sembra ieri: le prime interviste, l’emozione, il contatto diretto. Molte cose sono cambiate, ora sfrutto maggiormente le potenzialità tecnologiche della rete e spesso faccio anche chiacchierate al telefono. La cosa più grossa che è cambiata è il modo con cui band, come i The Anthem, arrivano in questo spazio. Prima ricercavo io qualcuno da intervistare, ora sono addirittura arrivato a mettere in pausa le richieste per saturazione! Ci sono tantissime persone che vorrei ringrazia e per questo, nei prossimi mesi, vedrete su questi lidi anche personalità del mondo undreground che non sono musicisti. Chi sono invece i The Anthem? Una band interessante che, raccontataci da Federico Garofalo, ci permette di fare un discorso ancora poco diffuso qui sulla rubrica: dove sono finite le influenze di alcuni generi, come il punk, nella musica di oggi?

 

unspecified3Spirito Giovane «Il vostro nuovo album, In It to Win It, se teniamo come punto fisso il rock/punk della vostra pagina Facebook, evolve in maniera singolare il lato punk. Come lo definiresti?»

Federico Garofali «È senza dubbio più rock che pop; rispetto a precedenti lavori e atmosfere della band, abbiamo messo da parte la componente commerciale-mainstream. Segna, secondo me, una maturità acquisita dalla band, sia per il sound, sia per i testi scritti. Un’evoluzione naturale, che però denota ovviamente differenze tra i brani. Ci sono tracce più tradizionali e riff innovativi rispetto al nostro percorso. È anche molto meno statico dei precedenti LP, forse perché con gli anni anche i nostri ascolti sono cambiati e si sono evoluti verso nuovi lidi».

Spirito Giovane «Cosa ha influenzato le nuove tracce a livello personale e qual è stata la riflessione sul genere musicale?»

Federico Garofali «Abbiamo deciso di inserire diverse influenze nelle tracce del nuovo LP anche perché ormai un singolo genere nella propria discografia non funziona più. Personalmente abbiamo tutti influenze diverse, io vengo dal metal e mi sono spinto verso il pop e il punk successivamente, integrandoli al mio interesse; così ha fatto anche Piergiorgio, condividiamo influenze postcore e hardcore punk, fino all’influenza del pop-punk. Come scrittura dei brani l’approccio più pop-punk di Dario, il cantante, è stato decisivo, mentre la “musa” di altri testi è Paolo, che è anche bassista. Ognuno ha inserito del suo modificando anche l’approccio della scrittura rispetto al primo CD: abbiamo creato delle preproduzioni singolari e poi su di esse abbiamo lavorato di squadra e questa miscela di gruppo credo abbia creato una maggiore sinergia musicale».

Spirito Giovane «Perché il nome “The Anthem” e quando nascono»

Federico Garofali «Per ricollegarmi alle precedenti domande, gli Anthem nascono più o meno nel 2006 con tutt’altro genere musicale rispetto ad ora. Io sono entrato nella formazione circa un anno fa, quindi sono abbastanza novello [ride, ndr]. Tra il 2006 e il mio ingresso la band aveva pubblicato un LP, High Five, sotto l’etichetta giapponese Bullion Records: fu il punto di svolta della band, che prese visibilità all’estero e iniziò tour europei come spalla di altre formazioni più conosciute. Dopo questo disco c’è stato un periodo di fermo nel quale si è scritto il nuovo CD, registrato a settembre 2014 e prodotto da Daniele Brian Autore dei Vanilla Sky. L’album è stato fatto uscire con un po’ di ritardo per vari cambi di formazioni: e in tal modo che mi sono aggiunto alla band. Piergiorgio mi ha contattato a novembre 2014 e da lì, nel giro di un paio di mesi, abbiamo iniziato a promuovere il disco che è uscito a giugno 2015».

Spirito Giovane «La scelta dell’inglese come lingua è stata sofferta o istintiva?»

Federico Garofali «È stata una scelta abbastanza diretta, anche perché il genere iniziale imponeva quasi obbligatoriamente l’inglese. Nessuna sofferenza e non ci siamo mai posti il problema di cambiare o creare canzoni in lingua italiana».

Spirito Giovane «Com’è stata la registrazione del nuovo album?»

Federico Garofali «Dalle bozze che ognuno di noi aveva costruito in privato abbiamo tirato fuori delle canzoni quasi complete che, in sala di registrazioni, sono state analizzate e completate con inserti elettronici; qui c’è stato anche l’aiuto prezioso di Daniele, che ha saputo consigliare bene su cosa inserire. Le registrazioni sono state completate in circa due mesi e solo due canzoni dell’LP sono state interamente composte in studio. Nell’album sono presenti tre brani usciti come singoli: Blame It on Yourself e West Coast Pride erano brani stand-alone del 2013 e sono stati integrati nell’album, mentre Cripples, Bastards and Broken Things è stato pubblicato nel 2015 diventando singolo ufficiale dell’LP».

unspecifiedSpirito Giovane «Spiegami: come mai costruire l’inizio del disco sul giuramento dei guardiani del muro di Game of Throne? Che senso hanno i riferimenti nell’album?»

Federico Garofali «Non so se ci hai fatto caso, ma il riff di chitarra dell’intro scritto da Piergiorgio, senza volerlo, ha richiami medievaleggianti che ci hanno trasmesso l’atmosfera della saga. Nello stesso periodo di registrazione i membri della band erano un po’ presi da Game of Thronesi [ride, ndr]. Abbiamo deciso di sottolineare la cosa anche nel testo, mettendo nell’intro il giuramento in inglese e nel singolo si è continuato su questa linea. Cripples, Bastards and Broken Things contiene anche un tre quarti che, diciamo, diversifica molto il nostro stile e le nostre atmosfere rispetto al genere: abbiamo voluto osare per comunicare la differenza della band rispetto al passato!».

Spirito Giovane «Come sono stati i vostri live e cosa avete trovato nel mondo dei live inediti italiani?»

Federico Garofali «In Italia nell’ultimo anno e mezzo c’è una situazione drammatica. Organizzare un tour in Italia come si organizzavano tre-quattro anni fa, a livello di nicchia, quindi non mainstream… è un’avventura epica! Ti faccio un esempio: in un anno siamo riusciti ad organizzare un tour intero in Giappone e non siamo riusciti ad organizzare un tour con tutti i crismi nel nostro stesso paese! Stiamo cercando di costruire un calendario per quest’anno, ma abbiamo incontrato diversi problemi: prima di tutto sono scomparsi i tour di band a cui poter fare da spalla – e sto parlando sia di band mainstream, sia di gruppi undreground che però, grazia ad una maggiore fama, ti davano la possibilità di proporti in apertura. Ancora riusciamo sfruttare questo metodo nel resto d’Europa, ma in Italia oltre a due o tre date insieme alla stessa band è impossibile anche solo pensarlo… Non c’è organizzazione, non c’è riscontro con il pubblico: altre formazioni che conosciamo hanno visto un calo delle persone interessante a prescindere a fruire musica live. Non la descriverei come una situazione molto felice».

Spirito Giovane «Hai accennato a difficoltà nello stendere un calendario: avete comunque qualche data da comunicare?»

Federico Garofali «Date precise per ora no, ma posso dirti che stiamo organizzando un tour italiano che partirà ad aprile di quest’anno: incrociamo le dita!».

Saluto Federico e gli faccio gli auguri per il futuro. Come spesso accade nelle ultime interviste rimango a riflettere su cosa significhi per me, redattore di BYS, aver sempre a che fare con band che cercano di evolvere e progredire in un paese che, almeno dal mio piccolo punto di vista, sembra essere anchilosato in posizioni preistoriche. Credo che sia la forza di persone come Federico e le altre band che ho intervistato a lasciarmi la possibilità di essere entusiasta della musica italiana. L’entusiasmo è qualcosa che percepisco ancora in loro e che mi permette di andare avanti.

Non rinunciamo all’entusiasmo: il rischio è una dilagante apatia fossilizzante.

Spirito Giovane

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