MONTI SÍ, MONTI NO

Dallo scorso mercoledì 9 novembre, giornata in cui il Presidente della Repubblica lo ha nominato senatore a vita per meriti in campo scientifico e sociale, tutti gli italiani si sono domandati e si stanno tuttora interrogando su chi sia questo Mario Monti e se possa essere l’uomo giusto, l’”homo novus” che possa togliere l’Italia dalle sabbie mobili di una crisi imperversante su tutti i fronti.

Al termine delle consultazioni di queste ore con le massime cariche dello Stato – a proposito, ma Fini si dimetterà da Presidente della Camera come aveva promesso in caso di un passo indietro di Berlusconi? – e con i maggiori esponenti politici, Napolitano incaricherà di affidare il nuovo governo, che dovrà ottenere la fiducia del Parlamento, appunto a questo Mario Monti, personaggio già noto alla politica, ma estraneo al partitismo e a un marcato colore. Non preoccupatevi, non starò qui a spiattellarvi vita, morte e miracoli del futuro nuovo premier, tutte informazioni che potete benissimo trovare sulla sua pagina di Wiki (che, tra l’altro, hanno immediatamente protetto per evitare le speculazioni dei soliti estremisti), ma proverò ad analizzare brevemente i punti di luce e di ombra.

Innanzitutto riprendo le parole dell’editoriale odierno di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera: quello di Monti non è un governo tecnico, i governi possono essere formati da tecnici, ma inevitabilmente vengono chiamati a scelte politiche. È, piuttosto, un governo di emanazione presidenziale, avulso da qualsiasi legittimazione democratica e, come tale, il suo compito dovrebbe essere esclusivamente quello del pompiere: spegnere l’incendio dilagante e tornare a casa.

Monti potrebbe essere la persona giusta a cui affidare tale ruolo. Grande esperienza in campo economico e finanziario (rettore e poi presidente della Bocconi), riconoscimenti e ruoli europei affidati sia dalla destra che dalla sinistra (Commissario europeo per il Mercato Interno con Berlusconi, Commissario europeo per la Concorrenza, sotto Prodi) e uomo di caratura tale da poter tenere le briglia di questo mercato impazzito e inglobato in una crisi che non è affatto da sottovalutare – la grande depressione del ’29 ha portato alla nascita dei totalitarismi e i suoi effetti sono paradossalmente terminati definitivamente solo con la ripresa economica portata dalla II Guerra Mondiale.

Monti avrà l’opportunità di non essere vincolato dalla strenua ricerca del consenso dei partiti e dall’effetto elettorale che potranno avere alcune scelte politiche ormai improcrastinabili, come l’abbattimento dei costi della macchina Stato, l’abolizione di innumerevoli enti inutili – Province in primis – e potrà godere della stima e della fiducia dell’Europa per addivenire a decisioni delicate.

Terminato il suo compito, magari coronato da una tanto attesa nuova legge elettorale, nell’augurio di non tornare a un proporzionale che ci restituirebbe sì la scelta del nostro parlamentare, ma ci priverebbe di decidere con certezza il Presidente del Consiglio, Monti dovrà poi avere l’animo di un Silla – dittatore dell’antica Roma, ritiratosi a vita privata dopo aver ristabilito l’ordine – e indire nuove elezioni, proprio il contrario di quanto vorrebbe il Terzo Polo.

Ma ci sono anche parecchie ombre sulla scelta di Mario Monti. Perché, infatti, chiedere di risolvere i problemi derivati da una crisi che porta la firma delle banche e dell’alta finanza a un uomo che ne è sempre stato emanazione e che proviene da quegli ambienti? Può tirarci fuori dal disastro della situazione economica attuale un uomo della Goldman Sachs (grande banca d’affari americana, condannata per frode ai danni dei propri clienti nel 2010 e una delle responsabili della speculazione che ha alimentato l’onda della crisi)? «Non si può nominare Presidente del Consiglio dei Ministri chi è stato socio della Goldman Sachs – picconava Cossiga in riferimento all’ipotesi Draghi nell’estate del 2010 -; diventerebbe il liquidatore dell’industria pubblica italiana e ne preluderebbe la svendita a favore dei suoi ex comparuzzi».

La nomina di un personaggio così legato a doppio filo con le banche e l’Europa non potrebbe portare con sé il rischio di una sorta di commissionariamento della nostra politica da parte di Francia e Germania, come dimostra la spaventosa e raccapricciante disponibilità, manifestata così “gentilmente” da Sarkozy, a recarsi a Roma per sostenere la scelta Monti e convincere assieme alla Merkel i più indecisi o contrari all’ex commissario UE (una sorta di consultazioni dall’estero…)?

La fine politica di Berlusconi era diventata ormai improcrastinabile, ma – come chiude Piero Ostellino sul Corriere di oggi -, la crisi resta ancora ancorata a tutto ciò che l’ha provocata.

lorenzo meazza

  4 comments for “MONTI SÍ, MONTI NO

  1. Fabio Lunghi
    14 novembre 2011 at 13:32

    Direttore,
    condivido appieno la tua analisi. Meglio lasciare da parte l’entusiasmo, ma gli italiani sono un popolo di tifosi. Poi ricordiamoci che si sa quello che si lascia ma non quello che si trova.
    Chiaramente spero che Monti possa migliorare le cose ma per ora sono molto scettico, per ora ha solo decretato il fallimento dell’intera classe politica italiana – e non solo di Berlusconi -, un po di perdita di democrazia e tante false illusioni. Fra poco arriveranno le tasse. Aspettiamo le riforme e vediamo cosa riesce a fare per il mercato del lavoro e per i giovani. Sui mercati l’effetto Monti è durato un po troppo poco.
    Ma poi gli indignatos che fine hanno fatto?

  2. 14 novembre 2011 at 19:32

    Mio carissimo Fabio,
    più che scetticismo il mio è un vedere due ben distinte e opposte facce della medaglia e non forzarmi di tifare, come dici correttamente tu, unicamente per i lati positivi, che comunque ci auguriamo tutti che prevalgano.
    Attendiamo con ansia i responsi; del mercato, dei mercati e della tenuta del nostro sistema, non solo economico, ma anche politico.

  3. claudio
    16 novembre 2011 at 11:28

    Gli indignatos, il popolo viola, gli antagonisti ed il popolo studentesco sono in ferie. Via Berlusconi….risolti tutti i problemi del nostro bel paese.

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