Spirito Giovane intervista Santo Clemenzi degli Outerburst

Outerburst - Phase A - Kaishi (CD ArtWork)

Sperando che prenda il microfono, mi sistemo di fronte a Santo Clemenzi degli Outerburst in uno storico pub pavese: lui non è solo musicista, ma anche tecnico del suono. Infatti l’EP degli Outerburst è stato registrato in modo “casalingo”, ma molto professionale, e con alcuni artisti fisicamente distanti, le cui tracce gli sono state inviate grazie al web. Santo lo conosco di nome da tempo, per amicizie trasverse, ma mai abbiamo parlato dal vivo; eppure fin da subito siamo sulla stessa linea d’onda…

Spirito Giovane «Di solito faccio domande standard, ma siccome siamo faccia a faccia ti chiedo qualcosa più liberamente… da dove iniziare… ecco! Come nascono gli Outerburst?»

Santo Clemenzi «In realtà è venuto tutto fuori da composizioni mie. Nel fatidico 2013 in cui stavo producendo l’album dei Deimos, così d’istinto mi sono messo a suonare la chitarra – che non è il mio strumento, tra l’altro.

Spirito Giovane «Quindi stiamo parlando non di come nascono, ma da dove provengono!»

Santo «Esatto! Strimpellando ho creato dei riff interessanti e all’inizio pensavo di sfruttare le tracce riff come backing track per il mio blog di tecnica del suono, per fare degli esempi. Poi ho accumulato un numero notevole di tracce – anche più di quelle che sono finite nell’EP – e soltanto mesi dopo mi è venuto in mente che fosse possibile inciderle con un vero gruppo. Sul nome del gruppo, ti dico: potrebbe essere una scelta molto fredda ma… volevo un nome ovviamente interessante, ma al contempo fosse il primo ad esistere nell’ambito. Banalmente, non mi piace l’idea che, quando dici “suono nei Rhapsody”, gli altri ti rispondano: “quali Rhapsody?” [ride, ndr]. Logicamente le due parole, outer e burst, scelte mi piacevano perché danno l’idea di una raffica che viene da lontano –un’idea un po’ sognante, richiamata forse più dalle liriche che dalla musica, che è invece piuttosto diretta»

Spirito Giovane «Com’è partita l’incisione?»

Santo «All’inizio volevo fare tutto io, in una sorta spinta “mega-egocentrica” [ride, ndr]. Questo schiribizzo è durato qualche secondo, poi mi sono ridimensionato. Avevo già in mente il batterista, Massimo “Gol” Goletti, già nei Deimos e caro amico! Ci sono poi due outsider stranieri ed è proprio quando ho iniziato a cercare un chitarrista che è saltata fuori l’idea di sfruttare il web e di registrare tutto “a distanza”. Il primo chitarrista che m’era venuto in mente è Ryan “Fluff” Bruce, uno youtuber che parla di chitarre, amplificatori, mixing in ambito metal; mi ha risposto quasi subito, gentilissimo, declinando però l’invito per mancanza di tempo. Successivamente ho trovato Erik Peabody, conosciuto come Viking Guitar: fa cover di musiche da videogiochi in versione metal. Lui è stato bravissimo, ha fatto le ritmiche di tutti i pezzi e il solo di The Crows. Uno dei migliori, mi ha riconsegnato le tracce in credo una decina di giorni!».

Spirito Giovane «L’altro straniero?»

Santo «Allora, il cantante è arrivato ancora dopo: a batterie e chitarre finite, arrangiamenti conclusi, ho composto delle linee vocali. Fino a ottobre del 2015 erano ancora in fase di riflessione, perché volevo cantarle personalmente; poi mi sono reso conto che anche questo frangente era poco fattibile, per limitazioni tecniche».

Spirito Giovane «E qui ritorna il web…»

Santo «Si, tra l’altro in maniera inaspettata: ho sfruttato soundbetter, un sito in cui musicisti si propongono per lavori da freelancer, con tanto di pagina in cui sono presenti dei demo dell’artista; puoi contattarli e chieder loro se sono disposti ad aiutarti. Dopo un po’ di ricerche ho trovato Michael Gildner, una voce fantastica, mi piaceva proprio come timbro e intenzione, sentiti nei suoi demos. Anche lui molto disponibile e impressionante per vicinanza all’idea che avevo in mente a livello vocale… e anche meglio in alcuni punti, cosa che mi ha confermato che non posso cantare!».

Spirito Giovane «Ora abbiamo capito com’è andato a livello di personale… ma qualche aneddoto logistico? Come avete fatto a intendervi?»

Santo «Allora, primo aneddoto… per definire che Outerburst è davvero un progetto che dimostra le potenzialità del web. Erik ha ricevuto le tracce composte da me e per farmi delle domande e mostrarmi delle cose… mi ha fatto un video privato su youtube al quale io ho potuto commentare! Ti giuro: è strato straniante, ma stupendo. Potevo sentire, anche se in differita, tutte le sue domande e poter lavorare sui suoi dubbi. Professionista all’ennesima potenza, davvero».

Spirito Giovane «E con il lato ritmico come vi siete sistemati?»

Santo «È una cosa che non si fa, lo so, ma le batterie… le abbiamo registrate dopo la chitarra ritmica! Di solito si fanno batteria e basso insieme, per prime; noi avevamo già però una batteria molto fredda e sintetica, a cui io avevo inciso sopra il basso e che ho dovuto inviare ad Eric per potergli far capire cosa incidere. Ora, avendo ricevuto già le tracce da Eric dovevamo incastrare le batterie sopra la chitarra: Massimo è stato stra-ultra-bravo a registrare le sue linee! Tra l’altro non semplicemente a ri-registrare le tracce che avevo composto, ma aggiungerci del suo stando nelle “cornici” preposte».

Spirito Giovane «Spiegaci bene: cosa non bisogna fare per produrre un album casalingo?»

Santo «[ride, ndr] Anzitutto, se ti areni di fronte alle registrazioni non dar la colpa alla strumentazione. Nel senso: che tu abbia Cubase o Reaper, il 99% delle volte non è il software a limitarti; sei tu che non sai usarlo al meglio. Il secondo consiglio, molto semplice: evitare di dirsi “questo lo faccio dopo”.

Terzo: fidarsi dei pareri della gente, specie se è il loro campo. Io sono una persona un po’ gelosa di quello che faccio, un po’ maniaco del controllo… invece molti dei professionisti che mi hanno aiutato avevano punti di vista più lucidi o semplicemente più utili! Quindi, non arrabbiarti se qualcuno ti dice “si, però”, perché non è detto che ti stia criticando per distruggerti».

Spirito Giovane «Altri musicisti?»

Santo «Altri assoli sono stati registrati da Riccardo “Rollo” Piroli»

Spirito Giovane «Oh, allora. Nome conosciuto nella zona, un animale rarissimo da incrociare ma importantissimo per la “fauna” locale: spiegaci chi è il Rollo!»

Santo «Un genio della chitarra, un animale abitudinario che si nutre di musica e produce altrettanta musica in qualità veramente notevole! Tra l’altro, abbiamo registrato tutti i suoi soli (quelli del primo e del secondo), più arrangiamenti in un’ora. Tutti questi assoli se li era studiati in parte: il resto è stato improvvisato al momento. Ho una stima per lui come musicista e persona veramente elevata»

Spirito Giovane «Lato produzione?»

Santo «Tutto self made, mixing e mastering – d’altronde è il mio lavoro! Però aspetta, le guest non sono finite perché c’è anche Roberto Tiranti, ex Labyrinth!»

Spirito Giovane «Come hai fatto a recuperarlo?!»

Santo «Eravamo in contatto per un progetto suo a cui avevo contribuito, una campagna su musicraiser di grandissimo successo. Gli ho chiesto se voleva collaborare ed è stato disponibilissimo! Nella stessa traccia, Reborn, c’è anche Paolo Fosso degli Armonite, gruppo storico pavese con e violini elettrici, e Raffaele “Raffo” Albanese, che ha fatto un solo di chitarra molto bello! Lui canta nei From the Depth, altra band in cui milito, con cui tra l’altro stiamo lavorando al nuovo album! Tra l’altro, se posso continuare l’idea della potenza di internet, tutte queste collaborazioni sono state possibili solo con il web – e ti fanno percepire come sia facile fare qualcosa assieme ad una persona che è distante da te, ma con una qualità professionale».

Spirito Giovane «Quindi ci risentiremo per i From the Depth!»

Santo «Logicamente sì!»

Lascio Santo dopo due Guinness, un mucchio di risate e tanti progetti: ci siamo trovati su diversi punti (la birra, fondamentale) e idee ed è stato bello dopo molto tempo uscire a fare una intervista sedendo di fronte all’interlocutore. Ma senza quella costante dell’intervista, cioè la potenza del web, forse la mia rubrica non esisterebbe – e molte band non le avrei scoperte. La riscoperta dell’emozione di carta e penna passa da mesi d’interviste a sedia e computer e aspetto il futuro per tirare le somme: per ora, tiro solo verso casa.

Spirito Giovane

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