Spirito Giovane intervista Senhit

Senhit1_Foto di Gianni Lo Giudice - Parentesi Agency b

Un dialogo fiume. Intervistare Senhit è un’esperienza che consiglierei a tutti. La sua solarità e il suo modo spontaneo di parlare ti conquista subito ed è davvero impossibile non lasciarsi coinvolgere. Diventa quasi più una chiacchierata con un’amica che non senti da tempo, un modo per scoprire, ma scoprendosi a propria volta. Impossibile da ritagliare, un peccato da segmentare, ho deciso di darvi in pasto tutti i nostri discorsi in due parti: la prima in uscita oggi e la seconda fra qualche giorno.
Tutto inizia a fine gennaio con una chiamata durante un giorno uggioso. Dopo qualche problema di connessione e varie voci robotiche, finalmente riusciamo a parlarci e per rompere il ghiaccio inizio dal canale youtube di Senhit – ma capirete fin da subito che un argomento tira l’altro!

Spirito Giovane «Ho visto sul tuo canale i video dallo studio e anche i tuoi live e, devo dire, c’è molta costruzione da band attorno a te… all’ascolto non si vede tutto quel mondo che c’è dietro il sound, il canale di youtube rivela… molto di più! La domanda è: che tipo di artista sei?»
Senhit «Non sei il primo che mi fa questa osservazione, è sempre stato il mio cruccio e il mio disagio, una sorta di sindrome dello studio di registrazione: mi sento soffocata, molto in gabbia… invece poi dal vivo, con l’elemento band e il palco, esco e faccio “la malora”, come dicono a Bologna – forse a causa anche della mia esperienza musical. Quindi capita spesso e capiterà forse sempre che le persone che comprano il disco o ascoltano il pezzo online e poi vengono a vedermi dal vivo, lo dicono davvero: non sei la stessa persona!»
Spirito Giovane «Youtube permette di vedere forse qualcosa di più, quei momenti in cui ti tiri fuori».
Senhit «Ma grazie, guarda sono veramente contenta! Con i nuovi progetti di live sono riuscita proprio a uscire dal mio abito stando nel mio elemento preferito e migliore: io mi “autonutro” proprio grazie ai tour e devo ringraziare la nuova agenzia di booking di Bologna, molto serie, che mi ha procurato una marea di date dandomi una visibilità più consona al tipo di artista che sono. Ormai la gente, soprattutto il target giovane, s’incuriosisce via social e va a sentirmi online, pensando magari: “massì, dai, carina, boom”. Però l’obiettivo soprattutto del canale youtube è quello di sfruttare proprio questa curiosità social per farti vedere com’è il live e spingerti a venire a vedermi, ripeto, nel mio elemento».

Spirito Giovane «Questa domanda sarà strana, ma te la devo fare: com’è essere una donna artista nel mondo undeground, anche se ti considero più un’artista emersa che emergente?»
Senhit «Come mai mi sottolinei di essere la prima donna della rubrica?»
Spirito Giovane «Io sono un musicista, oltre ad un intervistatore, e insegno nel mio piccolo il mio strumento, la chitarra… personalmente penso che manchino voci femminili cantautorali. Ci sono molte cantanti, ma poche autrici… c’è una dimensione molto maschile nel mondo della musica underground».
Senhit «Sono d’accordo! Non mi ero però mai accorta di questa cosa, ne ho parlato anche con la mia agenzia stampa tempo fa, ma su altri livelli. Sicuramente ci sono i colossi della voce femminile italiana, però ora che mi ci fai pensare c’è una sorta di buco a livello autoriale».
Spirito Giovane «Hai ragione, di grandi voci ne abbiamo, pensiamo per esempio a Fiorella Mannoia; ma col tempo credo si stia andando più verso un mondo con tante interpreti e poche cantautrici»
Senhit «Chiaro, certo».
Spirito Giovane «Ce ne sono molte, ovviamente, che non nomino semplicemente per tornare alla domanda; ovvero: siamo sempre in numero minore rispetto agli uomini, concordi?»
Senhit «Si, ripeto, concordo con te! Guarda, io ho iniziato ad affacciarmi al lato autoriale dal 2014. Nasco come interprete, ma ultimamente, come spesso succede, facendomi circondare da artisti e compositori, spalla a spalla con loro… diciamo che ho inserito qualche mio passaggio negli ultimi singoli e sto piano piano estendendo questa cosa. D’altronde pur cantando canzoni di altri, devo comunque interpretarle e quindi farle mie: è così che nasce la mia voglia di gettarsi nella mischia. Mi sento ancora un po’ goffa: penso che ognuno abbia il suo ambito di competenze; ma forse è un timore mio, quello di uscire dal lato interpretativo… una sorta di timidezza, ecco. S’è parlato anche, proprio per i prossimi brani, di provare qualche metrica e ho intensione di farlo, anche in modo un po’ vergognoso [ride, ndr]… oddio, gli ultimi brani mi vedono comunque co-autrice, ma mi sento ancora incerta. Però, sai come si dice: finché non compri il biglietto della lotteria, non vinci mai. È un percorso che sto cercando di intraprendere».
Spirito Giovane «Sì, comprendo quanto dici! Io penso semplicemente che ci servano più cantautrici».
Senhit «Beh, tornando alla tua domanda di prima, effettivamente ce ne sono davvero poche in Italia e non so se sia un caso, o magari se veniamo davvero castrate come in altri settori dal “maschio alfa”; oppure non creiamo credibilità – sinceramente non mi è capitato di pensarci tantissimo… e assolutamente non ho mai pensato di non potercela fare per il fatto di essere una donna! Ti faccio un esempio stupido: nel mio “team”, nelle persone che mi seguono, non ci sono altre donne. Sono tutti uomini. E nonostante questo lavoro benissimo».

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Spirito Giovane «Scusa se ho chiesto, ma essendo la prima della rubrica… credo fosse doveroso!»
Senhit «Hai fatto bene a chiedermelo, perché non ci facevo caso ma, come te, sono curiosissima anche io e mi piace scoprire punti di vista altrui; credo sia giusto espandere i propri orizzonti, sempre. Io sono una spugna che si ciba di musica e arte; sono andata a vedere il concerto a Bologna di Levante, che è una cantautrice. Il gusto è opinabile, ma credo sia stata la prima volta che ho pensato “cavolo, è una cantautrice”; non mi sono soffermata sul fatto che fosse una cantautrice donne… forse è perché non mi sento in prima persona come una cantautrice. È buffo, bizzarro, non mi era presente questa cosa, ma ora che mi ci fai pensare… ci farò caso!»
Spirito Giovane «Magari è anche colpa mia, che sono cresciuto con troppo cantautorato maschile in testa e poche grandi cantautrici femminili nello stereo».
Senhit «Chissà! Non saprei… ciò di cui sono sicura è che comunque c’è grande rispetto per il mio lavoro – e anche non ci fosse stato, io mi sono sempre fatta rispettare, sono una tipa tosta Daniele [ride, ndr]. Con grandi sorrisi, mi sono sempre fatta strada. Sai, io sono di origini eritree, i miei genitori sono arrivati in Italia circa quarant’anni fa e non era un’Italia così “accogliente”; io sono nata qui, ma credo che il gene di tenere i denti stretti sia un’eredità che viene da mia madre, con cui ho un bellissimo rapporto. Capisco che sia meno meritocratico, in un paese come l’Italia, confidare nel farsi rispettare, ma anche in altri campi succede…».
Spirito Giovane «Il rispetto serve sempre»
Senhit «Assolutamente! Inoltre, non ambisco, chessò, a diventare la Beyoncé de no altri; mi piacerebbe semplicemente fare il mio lavoro e farlo nel migliore dei modi. Tutto qua. Purtroppo l’Italia a volte ti frena o ti mette i bastoni fra le ruote appena può, forse per ignoranza, forse perché ci sono una miriade di talenti – sto parlando di qualcosa che va oltre a Senhit come artista, ovviamente. Credo che andando all’estero ci sia la possibilità per molti, anche a livello locale, di venire un po’ fuori dal guscio, mentre in Italia, anche tutti questi format che vediamo in televisione, creano purtroppo molte meteore – ed è un peccato per i giovani artisti».

Spirito Giovane «Mi hai accennato alle tue origini: cosa rappresenta per te l’essere di due “mondi”?»
Senhit «Una cosa certa è che, a livello musicale, ho respirato fin da bambina musica e all’arte in generale. Mia madre cantava nelle feste del paese da ragazzina, fischiettava; mi è sempre stata passata la smania si ascoltare – in modo molto eclettico, dalla lirica alla metal. Poi ho questa vena molto calda, che penso sia dovuta alla mie origini ed è la peculiarità che mi porto dal mio mondo. In Italia, chissà, questa cosa può colpire oppure creare incomprensioni… quante volte mi sono scontrata con certe persone con dei preconcetti che dicevano: “caspita, sei una bellissima donna di colore, perché non fai rap? Perché non fai etnico?”. Io non mi sono mai sentita vestita così, ho una vocalità ed una estensione diversa, quindi ho cercato sempre di combattere questi preconcetti. Quindi, sì: ho un po’ di un mondo e un po’ dell’altro. Un bell’ibrido».

Spirito Giovane «Quali sono i generi o gli artisti a cui ti ispiri? Ho notato anche brani molto rock, oltre a quelli più commerciali»
Senhit «Non c’è mai stato un genere o un artista in particolare. Sono sempre stata molto eclettica, forse la musica più difficoltosa da ascoltare per me è la metal più estrema… un genere che ha più influenzato gli altri è stato il pop rock: da Pink (enorme vocalità) a Beyoncé. Poi credo che un artista debba essere a 360°, il più eclettico possibile… se devo dirti qualcosa che ho visto recentemente e mi ha sbalordito è stata Aretha Franklin che ha settant’anni e passa a dicembre al Kennedy Center ha fatto faville e, davvero, sono rimasta basita… sia per la voce che il fatto che, non sapevo, suonasse il piano! Bisogna essere, io credo, molto trasversali e preferire magari evitare certi genere rispetto concentrarsi su un singolo genere e negare il resto. Un tempo non era così, credo; forse prima molte band di una nazione facevano fatica, eccetto i big di ogni decennio, ad affermarsi all’estero. Invece credo che la musica debba davvero essere senza frontiere».
Spirito Giovane «Certo, magari scrivi e componi un determinato genere, ma questo non t’impedisce di ascoltare anche cose diverse».
Senhit «Ma certo! Io credo che sia quello che sta succedendo proprio adesso. Questo ovviamente influisce anche su altro, per esempio sui singoli; mi rendo conto che l’ascoltare molti generi diversi ti porta a dover creare album o singoli molto più in fretta di prima…»

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Spirito Giovane «Anche perché credo che, artisti come te, siano in realtà in una situazione più emersa che emergente, cercando di andare sempre più verso il farsi conoscere…».
Senhit «Esatto, anche questo ti costringe ad essere veloce. Il singolo, a meno che tu non sia Adele, devi farlo… dev’essere una bomba oppure devi avere dei piani alternativi… poi ripeto, alcuni ascoltatori sentono musica di genere diverso…».
Spirito Giovane «E invece il musical? So che hai avuto esperienze in ambito»
Senhit «Eeeeh… è tutto un altro mondo! Tra l’altro, come al solito, fuori dall’Italia è un’altra musica. In Italia, tramite David Zard, hanno tentato di portare lo spettacolo Notre Dame, che ha funzionato, ma i buchi sono stati parecchio profondi. Ci sono stati molti altri tentativi, ma non c’è disciplina: c’è magari del pubblico per la lirica o per il cinema, ma per il musical… forse anche i costi rispetto ai preconcetti nei confronti del musical impediscono di avere un grande pubblico».
Spirito Giovane «Ti posso assicurare che anche nel mondo della lirica, se volessi andare a vedere un’opera senza stare in loggione oppure stando in un palco… quanto meno da studente è impossibile!»
Senhit «Hai ragione, certo… concordo! Però secondo te, se ci fossero dei biglietti a buon mercato, la gente andrebbe a vedere lirica? Intendo, più di ora?».

Spirito Giovane «Non lo so. Il problema, sia nella lirica che nel musical, credo sia culturale».
Senhit «Esatto, bravo».
Spirito Giovane «Perché non è detto che l’acquisto del biglietto significhi che t’interessa la musica che vai ad ascoltare, specie nel mondo della classica quando è spesso anche una questione di apparire ad un evento… l’andare non significa riconoscere un valore o comprendere quel che si sta sentendo. È anche vero che la lirica ha un costo molto elevato nelle produzioni, ma credo anche i musical».
Senhit «Sì, confermo! Guarda, l’esperienza che ho avuto la fortuna di fare in Lion King ad Amburgo è stata proprio una questione di bilancio tra costi e guadagni. Pensa che, nonostante fosse della Disney, quindi di grande attrazione e con utenza più giovane, hanno comunque fatto dei pacchetti-evento con il biglietto, il mezzo per arrivare al teatro e spesso anche il biglietto aereo! Ormai lo fanno ovunque… si investe molto nella parte comunicazione perché è con quella che si ottengono spettatori».
Spirito Giovane «Senza andare troppo lontano, anche le nostre band underground devono spingere proprio sulla pubblicizzazione, anche perché i tour per farli bisogna sgomitare, vero?»
Senhit «Confermo; confermo e rilancio. Per “convincere” un’agenzia come La Concerto di Milo Fantini a seguirci abbiamo, io e il mio manager, voluto invitarli a vedere qualcosa in cui ci potevo farmi conoscere sul serio; e questo ha significato farli venire ad un mio concerto! Credo che questo tipo di conoscenza abbia loro permesso anche di poter “venderci” meglio, trovare molte più date di quanto avessi prima. Inoltre in locali all’avanguardia, veramente di grande livello!»
Spirito Giovane «Sono contento, di solito i locali sono proprio messi mali, quando le altre band me ne parlano siamo sempre pessimisti… tu sei in tour giusto?».
Senhit «Si, ormai ho date fino alla fine di febbraio e oltre, sono piena di date! E posso tranquillamente promuovere il singolo, Living for the Weekend, con la feature di Marracash, che abbiamo pubblicato recentemente. Una collaborazione tra l’altro divertente, una bella esperienza… speriamo si ripeta con altri artisti! Comunque nel tour abbiamo musicisti di Milano molto giovani, ma bravissimi; s’è creata una bella alchimia, anche con Vito Gatto che suona il violino da live dando una particolarità al repertorio… poi c’è Marco, alla batteria, che ha una grinta fantastica e Gabriele alla chitarra che da un bel sostegno. Sono molto contenta!».
Spirito Giovane «Prossime date dicevamo: siccome l’intervista uscirà un po’ in là rispetto alla nostra chiacchierata, a marzo dove ti troveremo?»
Senhit «Allora, il 4 marzo sarò al Marina Club Lido di Jesolo, poi il 9 marzo allo Shakespeare Café a Parma. Il 13 marzo al MEMO Restaurant Music Club a Milano e infine, per ora, il 1° aprile al Tamerò di Firenze. Dopodiché il 2 aprile all’Open Cafè di Bari, l’8 aprile al Made Club di Como e il 29 maggio al Vintagemania di Villa Giusti Del Giardino a Bassano Del Grappa (Vi)… e poi dovrò recuperare fiato! [ride, ndr]»
Spirito Giovane «Last but not least… parlami di Save the Dogs!»
Senhit «Guarda, tutto è nato con… Buddy! Anni fa non ero tipa da cane, proprio non me la sentivo; avrei badato volentieri al tuo, ma avere una responsabilità di questo tipo e con i ritmi che possiedo proprio non pensavo fosse possibile. Quindi è capitato tutto per caso: mia sorella aveva cercato di salvare un cane con una staffetta, poi purtroppo non andò molto bene; per fartela breve, le persone che avevano richiesto il cane, una volta vista, non volevano tenerselo perché troppo brutto. Così mia sorella mi chiese di occuparmene per qualche giorno e io gli ho detto proprio: “tre giorni e basta, eh!”. Ma alla fine me ne sono innamorata! Sono ormai cinque anni che io e Buddy ci facciamo compagnia, che viviamo insieme, che mi fa da confidente, amico, eccetera, e questo ha ingolosito Sara della Save the Dogs. È un’associazione seria, ce ne sono tante ovviamente, ma ho avuto la fortuna di conoscerli di persona a Milano; ho omaggiato il mio brano Please Stay per il loro evento di fine 2015 e io e Buddy siamo diventati i testimonial di questa associazione, andate online a cercarla e informatevi perché è valida!»

Fu una piacevole ora quella passata al telefono con Senhit. Parliamo anche di molto altro, non inerente all’intervista e più in generale riguardante il mondo della musica. Disponibile sempre e anche curiosa, capace di lasciarsi andare e di farti lasciar andare, mi auguro che molti altri futuri colleghi intervistatori possano avere la stessa esperienza. Sicuramente, questa intervista mi ha segnato un po’ più delle precedenti, ma sono in ritardo con le pubblicazioni: nel prossimo futuro tenterò di recuperare il mese di febbraio che mi ha riservato altrettante sorprese e cordiali artisti, sempre più disposti a dialogare anziché meramente rispondere ad un input.
In bocca al lupo Senhit, di tutto cuore.

Spirito Giovane

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